Napoli – Antiche testimonianze in mostra

napAccantonati per lungo tempo nei depositi del Museo Archeologico più importante d’Italia, trovano finalmente collocazione permanente alcune delle più interessanti e antiche testimonianze del giudaismo in Campania. La nuova sala “Dall’Oriente” è solo una piccola ma significativa parte del progetto “Egitto Pompei”, nato dalla collaborazione tra il Museo Egizio di Torino, la Soprintendenza di Pompei e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che culminerà l’8 ottobre con la riapertura in un nuovo allestimento della Collezione Egizia e della Sezione Epigrafica del Museo napoletano. La nuova sala, il cui allestimento è stato curato da Valeria Sampaolo con la consulenza di Giancarlo Lacerenza per i materiali giudaici e aramaico-nabatei, si propone di presentare accanto alle straordinarie testimonianze del culto isiaco in Campania, documenti inediti o poco noti sulle altre religioni e presenze orientali con cui il mondo romano venne a contatto.
Nella nuova esposizione, le testimonianze giudaiche, mai esposte al pubblico in precedenza, consistono di una decina di epigrafi e due lucerne.
Il più antico dei testi esposti è il graffito latino Sodom(a) Gomor(ra), rinvenuto a Pompei agli inizi del ‘900: staccato e a lungo conservato nei depositi del Museo, il graffito, oggi appena leggibile, suggerisce che qualcuno, rammentando il destino delle due città sul Mar Morto, passando da Pompei dopo l’eruzione, forse in uno dei numerosi tentativi di recuperare oggetti dalle case distrutte, abbia citato il passo biblico fornendo allo stesso tempo un giudizio sull’accaduto. Forse un ebreo, in ogni caso qualcuno che doveva conoscere la storia delle due città annientate dalla furia divina a causa dei loro peccati.
Oltre a questo graffito sono esposte, anche queste per la prima volta, alcune iscrizioni giudaiche, da Napoli e da Roma, scelte fra quelle ancora custodite nei depositi. Le epigrafi di Napoli, ritrovate in un sepolcreto lontano dal centro cittadino, nella zona dell’Arenaccia, confermano la testimonianza di Procopio di Cesarea che in epoca bizantina (Procopio si riferisce all’anno 536 e.v.) la presenza giudaica fosse già da tempo affermata e integrata nella società locale. Le epigrafi sono in latino e presentano una struttura simile agli epitaffi cristiani, ma i simboli delle menorot, degli ethroghim, dei lulavim, nonché i nomi in caratteri ebraici e alcune scritte in ebraico quali shalom e amen, ne indicano inequivocabilmente l’appartenenza giudaica. In alcuni testi, come l’epitaffio di Numerius o di Criscentia, la parola “ebreo/ebrea” è esplicita e si distingue da quella “giudeo” più spesso utilizzata. Una sola iscrizione in greco, senza alcuna simbologia, ricorda Beniamino da Cesarea, una personalità di riguardo e proveniente dalla Giudea. In un’altra epigrafe si accenna a un cittadino della Mauritania, in Nordafrica. Esposta anche quella che sembra essere la più antica attestazione in Occidente (IV o V secolo e.v. circa) della parola “rabbi”: si tratta di un’epigrafe rinvenuta a Brusciano, nel nolano, in cui si fa riferimento all’“onorato Rebbi Abba Mari”. L’epigrafe è corredata da un lulav e uno shofar stilizzati.
Altre due epigrafi esposte invece non sono campane, ma provengono dalle Catacombe di Monteverde a Roma. Esse entrarono a far parte della collezione del cardinale Stefano Borgia e passarono poi nella collezione partenopea. Sono un po’ precedenti a quelle campane, e molto particolari per la documentazione figurativa. La prima è caratterizzata da un Aron ha-qodesh aperto con all’interno visibili sei rotoli della Torah; la seconda, in greco, ricorda una Flavia Antonina e ha raffigurati simboli quali la menorah, il lulav, l’ethrog e lo shofar. Di provenienza incerta e datate tra il IV e il VI secolo e.v. sono due lucerne con menorah e lulavim stilizzati, anch’esse mai esposte in precedenza.
In conclusione, il nuovo spazio “orientale” del Museo Archeologico Nazionale di Napoli offre finalmente l’occasione di vedere direttamente alcune delle più antiche testimonianze sulla diffusione dell’ebraismo a Napoli e in Campania, e chiude il cerchio espositivo della nostra storia iniziato nel 2014 con le mostre sui 150 anni della Comunità ebraica di Napoli.

Claudia Campagnano

(31 luglio 2016)