Israele – Bibi e la coalizione fragile

IMG_20160801_134924_editDibattito serrato all’interno della coalizione del governo israeliano con toni molto accesi soprattutto tra Likud e Habayt HaYehudi. Oggetto del contendere, la riforma della televisione pubblica israeliana, nota in inglese con la sigla Israel Broadcasting Authority. Da settembre dovrebbe essere lanciata in una nuova versione dell’ente – la Broadcasting Corporation – ma il Primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciato di voler posticipare di un anno il tutto, con la messa in onda nel 2018, bloccando così una riforma da lui stesso sostenuta. Durante la riunione di gabinetto di domenica da una parte del Likud – partito di Netanyahu – si è sostenuta la necessità di avere un maggiore controllo e una più stringente sorveglianza sulla nascente autorità. Una proposta che ha trovato accese resistenze da parte di Habayt HaYehudi (parte della maggioranza di governo) e del suo leader, Naftali Bennett, ma anche all’interno dello stesso Likud. Il ministro alle politiche sociali Gila Gamliel, del partito di Netanyahu, ha parlato nelle scorse ore con la radio israeliana, denunciando un atteggiamento troppo autoritario di alcuni colleghi di governo: nello specifico, spiegano i media israeliani, il riferimento era a Miri Regev, ministro della Cultura e tra le promotrici di un maggiore interventismo nei confronti dell’autorità della televisione pubblica. “Dobbiamo tenere a mente che siamo uno Stato democratico e che questo è il primo e il più importante elemento che delinea il nostro comportamento complessivo”, ha dichiarato Gamliel.
Lo scontro tra Netanyahu e HaBayt HaYehudi, intanto, tocca questa riforma ma apre a contrasti ancora più ampi. Dopo le critiche di Bennett sulla gestione del Premier della questione della Broadcasting Corporation (Netanyahu è anche ministro della Comunicazione) infatti, dal Likud è venuta fuori una dichiarazione in cui si definivano Bennett e il ministro della Giustizia Ayelet Shaked (anche lei di HaBayt HaYehudi) come degli amici della sinistra e di Noni Mozes (editore di Yedioth Ahronot, giornale spesso critico verso il capo di governo), tutti impegnati a danneggiare Netanyahu. La risposta non si è fatta attendere con una controaccusa mossa al Premier, di “sparare contro la destra mentre vuole portare Isaac Herzog, Stav Shafir e Merav Michaeli (dell’Unione sionista, il partito di sinistra) nel governo quando aveva detto che non l’avrebbe fatto. Si arruffiana sempre la destra e i religiosi prima delle elezioni – affermano da HaBayt HaYehudi – e un minuto dopo li getta via”. A Gerusalemme dunque le acque sono piuttosto tempestose per Netanyahu, che dovrà lavorare per rinsaldare la sua maggioranza.