EnciclopediaItaliana entra l’UCEI
Una voce per Renzo Gattegna

8713493090_6c9ed3d03d_zTra le voci della celebre enciclopedia italiana Treccani è stato di recente introdotto anche il nome dell’ex Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. Primo leader dell’ebraismo contemporaneo ad entrare nell’enciclopedia universale pubblicata per la prima volta nel 1929 e curata da Giovanni Gentile, nella voce a lui dedicata si sottolinea come all’interno dell’UCEI abbia “strenuamente propugnato il rispetto dei princìpi di laicità dello Stato e di libertà e eguaglianza delle minoranze, combattendo ogni forma di isolamento delle comunità ebraiche all’interno delle società nazionali e rifuggendo estremismi e ideologizzazioni dei valori religiosi”. Avvocato civilista classe 1939, spiega la voce dell’enciclopedia italiana, Gattegna “ha ricoperto per molti anni il ruolo di consigliere della Comunità ebraica di Roma, occupandosi in particolare della formazione dei giovani, per poi essere nominato nel 2002 consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI, l’organismo che rappresenta gli ebrei presso istituzioni e autorità italiane ed estere), carica che ha rivestito fino al 2006, anno in cui ne è divenuto presidente, riconfermato nel 2012”. La Treccani, che nel corso di quasi un secolo di storia ha annoverato tra i suoi collaboratori figure come Norberto Bobbio, Arnaldo Momigliano, Bruno Zevi e Rita Levi-Montalcini, pubblica nella sua versione online il testo integrale dell’ultima relazione dell’ex Presidente Gattegna in sottolineava come “una netta distinzione tra leggi civili e regole religiose, storicamente, si è sempre rivelata la più forte garanzia per il rispetto dei principi di libertà ed eguaglianza, soprattutto per le minoranze, in quanto nessuna ideologia o religione può essere privilegiata o sfavorita”. “Se ogni comunità esistente all’interno dello stesso contesto sociale – ricordava Gattegna parlando delle sempre più attuali e complesse sfide della convivenza – pretendesse di rimanere chiusa in sé stessa e tesa a realizzare al proprio interno una totale omogeneità di idee e di comportamenti, sarebbe inevitabile un progressivo irrigidimento delle posizioni e un’accentuazione dei contrasti e dei rischi di conflitto”. E riguardo al mondo ebraico, l’ex presidente dell’Unione spiegava che “un futuro dell’ebraismo che sia degno dei suoi valori universali e delle sue gloriose e plurimillenarie tradizioni non potrà esistere senza l’uscita da qualsiasi forma di isolamento, uscita alla quale siamo insistentemente chiamati dalle società contemporanee e democratiche nelle quali viviamo e delle quali siamo parte integrante. Sarebbe un’illusione antistorica, un errore fatale, la perdita di un’occasione unica, e forse irripetibile, se ci sottraessimo all’apertura e al confronto che, si badi bene, sono cose ben diverse, anzi opposte, all’assimilazione; sono infatti prove di fiducia in noi stessi e stimoli al rafforzamento della nostra cultura e della nostra identità per poter essere all’altezza di qualsiasi sfida o confronto e in tal modo sconfiggere, una volta per tutte, quell’insegnamento del disprezzo che non è ancora completamente debellato”. “Per noi – ribadiva – è opportuno e necessario uscire dai porti, solo apparentemente sicuri, staccarci dagli ormeggi fissi e statici e affrontare coraggiosamente il mare aperto guidati con prudenza e con saggezza dai nostri Maestri; navigare nel mare aperto può sempre comportare rischi e riservare sorprese, ma non esistono alternative se si vuole continuare a partecipare e contribuire, come protagonisti, all’evoluzione della civiltà contemporanea e al tempo stesso riscoprire continuamente la nostra forza interiore”.

d.r.

(3 agosto 2016)