insegnamenti…

Dal racconto della Torah non è chiaro se la richiesta delle due tribù e mezza, di non attraversare il Giordano e farsi assegnare i territori appena conquistati, fosse frutto di un disinteresse in merito ai destini del resto del popolo, o se fin da principio essi intendessero fare ciò che Moshè ordinò loro, di aiutare il popolo a conquistare Eretz Israel e solo dopo raggiungere le donne ed i figli ad est del Giordano. Dalla reazione di Moshè, che li rimprovera aspramente, sembrerebbe che la prima opzione sia la più probabile, ma se così fosse non si capirebbe perché poi, di fatto, egli conceda loro quei territori.
Una spiegazione la diede il Rebbe di Gur, autore del “Sefàth Emèth”, quando era ancora un ragazzo. Una volta, insieme al suo compagno, aveva passato tutta la notte a studiare; all’alba si addormentò, e non si svegliò che in tarda mattinata, quando suo nonno entrò da lui e gli fece una lunga ramanzina perché aveva trascurato lo studio del mattino per dormire, senza che lui tentasse anche minimamente di giustificarsi.
Il suo compagno rimase sbalordito, e gli domandò perché non avesse spiegato a suo nonno come stavano le cose, ossia che aveva studiato tutta la notte. Il futuro Rebbe gli rispose che aveva fatto come gli uomini delle due tribù e mezza, che non si erano giustificati con Moshè, perché comunque, nelle sue parole di rimprovero, c’era un insegnamento.

Elia Richetti, rabbino

(4 agosto 2016)