Qui Parigi – Al 770, scatti d’ironia ebraica

unnamed-21-965x543 Un cappello nero spunta sul tetto di un’automobile, a coprire dall’alto la testa del suo conducente. Altri tre fanno capolino sulla testa dei loro proprietari, coperte però da tre fotografie del loro leader. Un altro ancora, un po’ troppo grande, sta sulla testa di un bambino, a sua volta sulle spalle di un fratellino. Sono le foto di Sacha Goldberger, fotografo francese la cui mostra, intitolata “The 770: Lubavitchs of Brooklyn”, è stata esposta nel municipio del quarto arrondissement di Parigi. Vi si ritraggono i componenti della comunità Chabad-Lubavich di Brooklyn, la cui sede è per l’appunto al 770 di Eastern Parkway, ma in maniera un po’ insolita, con uno sguardo leggermente autoironico che strappa un sorriso. E una reazione positiva è proprio quella che cerca Goldberger, il quale lavorando a questa mostra aveva come obiettivo quella di “realizzare un progetto che ritraesse gli ebrei in una buona luce”, in un periodo in cui il clima all’interno della comunità ebraica francese è teso a causa degli attentati e della crescita del pregiudizio nel paese.
“L’immagine di noi ebrei in Francia non è buona al momento. C’è molto antisemitismo, e peggiora. Certo adesso la situazione è più calma, ma è un fenomeno che sicuramente tornerà“. Così il fotografo ha descritto la sua sensazione al Times of Israel, sottolineando come per lui manifestazioni antiche e nuove dell’antisemitismo siano sempre più diffuse Oltralpe. Ma allo stesso tempo, ha voluto rispondere in maniera positiva a questa preoccupazione, e lo ha fatto nel solo modo che conosceva – con lo sguardo particolare della realtà che contraddistingue i suoi lavori, una unnamed-142-965x543maniera di stilizzare la fotografia che ha sviluppato in molti anni di lavoro nel campo della pubblicità e della moda. Ma “The 770: Lubavitchs of Brooklyn” è qualcosa di più, tanto è vero che lui stesso descrive il progetto come “molto personale“. Risale tutto al contesto famigliare in cui è cresciuto, con una nonna e una madre sopravvissute alla Shoah.
Sfuggite alle persecuzioni naziste rifugiandosi in Ungheria, all’arrivo del comunista si spostarono a Parigi passando attraverso la Svizzera. A causa di tutte queste peripezie, sua nonna Frederika insistette che i suoi figli e nipoti nascondessero la loro identità ebraica. Così Sacha ha frequentato le scuole cristiane, ma anche quell’esperienza, chiamandosi di cognome Goldberger, non fu felice.
“I miei compagni di classe mi chiamavano ‘sporco ebreo’, per cui a tredici anni dovevo per forza prendere una posizione“, ha raccontato. E dunque ha preso la decisione di aprirsi sulla sua identità, fino ad arrivare, da adulto, a ricercare una vera e propria educazione ebraica, diventando osservante e rafforzando il suo rapporto con Israele.
La raccolta di foto per cui Goldberger è più conosciuto, intitolata “Mamika“, ha come protagonista proprio sua nonna, ritratta come una super eroina. “Quel progetto riguardava una nonna ebrea ashkenazita ungherese immortalata con umorismo. Ma questa volta sentivo che per come stanno le cose in Francia dovevo occuparmi più specificamente unnamed-7-965x543 dell’ebraismo come religione”, ha spiegato il fotografo. “Sapevo però che non potevo solo far foto di qualche uomo con la kippah. Certo, un uomo con la kippah è ebreo, ma con una foto bisogna essere più simbolici, andare dritti al punto. E per la maggior parte delle persone, un cappello nero e la barba significa ebreo“.
Ancora una volta però Sacha non poteva essere convenzionale, e così a Brooklyn non ha fatto semplici foto dei residenti Chabad nella loro vita quotidiana. Li ha raggiunti grazie all’intermediazione del rabbino della sinagoga frequentata da Goldberger a Parigi, ed è rimasto lì per sei mesi, vivendo con loro ed esponendo tutte le sue idee, entrando davvero in confidenza. E così li ha fatti leggere un libro di preghiere in equilibrio su un paletto sul marciapiede, andare in moto con il cappello nero sul casco, o arrampicarsi sopra una gigantesca lavatrice. Dal canto loro, i membri del “770” si sono prestati con entusiasmo. “I Lubavich sono i più aperti all’interno del mondo chassidico – ha raccontato – hanno un bel senso dell’umorismo, sono persone divertenti e felici”.

f.m. twitter @fmatalonmoked

(4 agosto 2016)