Shoah, Polonia non responsabile
Varsavia vuole sancirlo per legge

Schermata 08-2457619 alle 15.10.34
Perché la Polonia vuole vietare per legge la definizione di Auschwitz come “Lager polacco”? È questo l’interrogativo su cui riflettono in queste ore diversi storici e opinionisti sui media internazionali. Un dibattito nato alla luce della proposta di legge al vaglio del parlamento polacco che perseguirà – il testo sarà votato a settembre e secondo molti passerà – chiunque sostenga che il popolo o lo Stato polacco abbiano responsabilità per i crimini nazisti o abbiano collaborato con loro, o in altri crimini contro l’umanità o di guerra. Gli eventuali colpevoli rischiano da una multa fino a tre anni di reclusione. La punizione si applica, spiegano tra gli altri i media israeliani, sia ai cittadini polacchi che stranieri e dovrebbe includere anche tutti coloro che violino la legge non intenzionalmente, ovvero non siano motivati dal voler danneggiare la reputazione della Polonia. “La normativa – scrive Haaretz – si applica anche a tutti coloro che deliberatamente o per errore si riferiscano al campo di sterminio di Auschwitz, costruito nella Polonia occupata dalla Germania nazista, come a un ‘campo polacco’”. A condurre le indagini sulle presunte violazioni, l’Istituto della Memoria Nazionale, ente governativo noto per le sue opinioni conservatrici rispetto al ruolo della Polonia nella Shoah. “Non sono state le nostre madri, né i nostri padri, i responsabili dei crimini della Shoah, commessi da criminali tedeschi e nazisti sul territorio polacco occupato – ha dichiarato il ministro della Giustizia Zbignew Ziobro – È nostro compito difendere la verità e la dignità dello Stato polacco e della nazione polacca, così come i nostri padri, le nostre madri e i nostri nonni”.
Per lo United States Holocaust Memorial Museum, “il governo polacco in esilio a Londra appoggiò la resistenza all’occupazione tedesca, incluse iniziative per aiutare gli ebrei.” Tuttavia, all’interno di Polonia occupata dai nazisti, “mentre le forze tedesche implementavano le uccisioni, si appoggiarono su alcune agenzie polacche, come le forze di polizia polacche e il personale della ferrovia, per fare da guardia ai ghetti e per la deportazione degli ebrei nei campi di sterminio. Singoli polacchi – continua l’istituto – spesso hanno aiutato nell’identificazione, denuncia, e cattura di ebrei in clandestinità, spesso approfittando della situazione con ricatti, e partecipando attivamente al saccheggio delle proprietà ebraiche”.
Sentita dal Times of Israel, Havi Dreifuss , docente di storia alla Tel Aviv University, ha detto di essere stupita della motivazione dietro alla legge già approvata dal gabinetto. “È ormai chiaro che è stata la Germania nazista a costruire i campi di concentramento e sterminio, ma altre ricerche portano alla luce alcuni aspetti discutibili della società e della popolazione polacca”. Dreifuss ha ricordato come la storiografia contemporanea abbia trovato le prove concrete di due grandi massacri compiuti dai polacchi contro gli ebrei, nel 1941 a Jedwabne, e la strage di Kielce del 1946, in cui 42 persone furono uccise.
Seppur parte della rinata comunità ebraica polacca – praticamente cancellata dalla Shoah, con circa tre milioni di vittime – si sia schierata a favore del provvedimento, molte voci si sono dette preoccupate per l’atteggiamento del governo nazionalista, diretto a cancellare ogni traccia di responsabilità polacca rispetto al genocidio degli ebrei. A dimostrare la gravità della situazione, le parole del ministro dell’Istruzione Anna Zalewska, che recentemente ha insinuato che il pogrom di Jedwabne, citato da Dreifuss e in cui abitanti polacchi uccisero – non è chiaro se con il supporto dei nazisti – oltre 300 concittadini ebrei, sia una questione di “opinione”.

Daniel Reichel

(18 agosto 2016)