Il Sultano tira dritto

rassegnaAveva tra i 12 e i 14 anni il kamikaze che si è fatto esplodere a Gazientep, durante una festa di matrimonio. In centinaia ieri, durante i funerali delle vittime, hanno urlato slogan contro il presidente Erdogan e contro la delegazione del partito conservatore Akp. “Cinquantuno bare, cinquantuno morti, tra cui donne e bambini, uccisi da un esplosione durante la festa per le nozze di un esponente del partito filo curdo Hp. Ma il Sultano, ancora impegnato nelle purghe dopo il fallito golpe, tira dritto. Mentre si contano i morti e i feriti, di cui 17 gravi, punta il dito contro l’Isis” (Corriere).

Nuova giornata di sangue ad Aleppo, dove ieri jet di Assad e dei russi hanno causato almeno 25 vittime, tra cui due bambini. Già cinquanta, segnala il Corriere, i minori ricoverati all’orfanotrofio della città.

Colpi di artiglieria e raid aerei israeliani contro due postazioni dei miliziani palestinesi di Hamas a Beit Hanoun, nella Striscia di Gaza. È la risposta di Israele, scrive tra gli altri La Stampa, al lancio di un razzo dalla Striscia che è caduto a Sderot, nel sud del Paese. Curiosamente, non pochi giornali mettono in testa la reazione israeliana rispetto all’azione che l’ha provocata.

Sul Messaggero si racconta la realtà dei giovani ebrei italiani che, emigrati in Israele, vi svolgono il servizio di leva. “Hanno scelto di lasciare gli affetti, la sicurezza della loro casa, di congedarsi da genitori, parenti e amici, per rischiare la vita, ogni giorno. Si chiamano ‘chayal boded’, ovvero ‘soldati soli’ (lone soldiers, in inglese). Scelgono con la testa e il cuore, perché vogliono difendere la terra dei loro padri. È un moto – si legge – quasi spontaneo”.

Non è esclusa la matrice razzista per l’agguato a colpi di mazze da baseball e calcio di una pistola teso da cinque ragazzi siciliani, di San Cono, a tre giovani egiziani ospiti di un centro di accoglienza (uno è in ospedale in coma, dove lotta per la vita). “Un’ipotesi – scrive il Corriere – che piomba come una cappa su quest’area all’ombra dell’Etna dove non si è andati mai oltre qualche insofferenza o qualche screzio con gli ospiti del non lontano e discusso Cara di Mineo o con i giovanissimi migranti del centro di prima accoglienza per minorenni non accompagnati”.

Torna nelle librerie Pagine Ebraiche, uno degli scritti più fortunati di Arnaldo Momigliano. Alberto Cavaglion, sulla Stampa, immagina la prima domanda che rivolgerebbe all’autore se fosse ancora in vita: “Professor Momigliano, in occasione del trentennale della scomparsa, sua e di Primo Levi, secondo lei, gli ebrei pensa che siano ancora di moda?”

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(22 agosto 2016)