… rilettura

Quanta acqua è passata sotto i ponti dei fiumi, e tragicamente quanti terremoti ci sono stati, mentre si attuavano i principali provvedimenti che avrebbero segnato il destino degli ebrei in Italia. Dal ghetto di Venezia alla Livornina, dall’Editto di tolleranza al Sinedrio napoleonico, dalla Legge Falco alle leggi razziali, dalla Costituzione italiana fino allo Statuto e all’Intesa. Il cui articolo 18.1 dice: “Le Comunità ebraiche, in quanto istituzioni tradizionali dell’ebraismo in Italia, sono formazioni sociali originarie che provvedono, ai sensi dello Statuto dell’ebraismo italiano, al soddisfacimento delle esigenze religiose degli ebrei secondo la legge e la tradizione ebraiche”. Prima, durante e dopo ognuna di queste tappe si svolgevano discussioni, emergevano dissensi, e si raggiungevano compromessi. Nella lunga mutua relazione fra stato e ebrei, l’attore forte – lo stato – ha attuato di volta in volta politiche fluttuanti fra la massima vessazione e la massima tolleranza; l’attore debole – l’ebreo – ha invariabilmente solo potuto e a volte voluto adattarsi alle circostanze esistenti. La storia dell’integrazione degli ebrei nella società italiana è stata raccontata a lungo e in profondità e, si spera, è stata meditata. Ora, nel contesto della rapida crescita della popolazione musulmana in Italia, si ha a volte l’impressione che tutti gli stessi dilemmi e dibattiti che hanno avuto come oggetto le comunità ebraiche, vengano riproposti e ripetuti nei confronti delle comunità islamiche (formazioni sociali originarie?). La differenza è che, dalle due parti, Stato e Islam, non sembra si stiano riproducendo quelle forme di dialogo e quelle linee di pensiero che in passato hanno condotto alle soluzioni più illuminate e stabili per l’ebraismo italiano. La soluzione dell’attuale crisi legata all’immigrazione e alla sua integrazione passa evidentemente attraverso un’attenta rilettura della storia degli ebrei in Italia.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(1 settembre 2016)