L’unico confine del mondo

bassanoChissà se qualcuno ricorda ancora la caduta del muro di Berlino, un evento che tutt’oggi è ancora commemorato ma che, come per altre commemorazioni, se ne è perduto quasi del tutto il ricordo e il significato, come un guscio vuoto. Così come è dimenticata quella speranza di unità tra gli uomini che ci illudevamo sarebbe stata prossima con la sparizione dei due blocchi.
Oggi in Europa si costruiscono ancora nuovi muri e recinzioni di filo spinato, come per esempio quello anti-immigrazione che la Gran Bretagna ha in progetto di edificare al porto di Calais, o come quelli già realizzati nei Balcani o in Ungheria. Alle richieste di ascolto da parte dell’altro, reagiamo con la paura e innalziamo barriere materiali o invisibili. Forse un giorno quando i muri, i ghetti, e le ville recintate non basteranno più, giungeremo a costruire delle città sopra elevate lasciando sotto di noi gli ultimi e i senza speranza.
Ad ogni balzo in avanti che la società compie in ambito filosofico, culturale o civile, sembra corrispondere sempre un parallelo o successivo regresso della stessa, o almeno di una delle sue componenti. La storia, vista dal presente, non pare seguire propriamente la via della ragione come sosteneva Hegel, ma ciò è imputabile probabilmente alla nostra visuale ridotta.
Proprio a Berlino Mitte, su uno stabile semi-abbandonato in stile Gründerzeit del 1905, il “Köpi”, costruito per l’appunto in origine da un proprietario ebreo, v’è una scritta in caratteri cubitali che reca: “Die Grenze verläuft nicht zwischen den Völkern, sondern zwischen oben und unten” (Il confine non corre tra le nazioni, ma tra la parte superiore e inferiore); quella “parte superiore e inferiore” può avere accezioni diverse, ma da non ateo uno dei significati che preferisco è che l’unica differenza, confine nel mondo, è tra il cielo e la terra, tra l’uomo e D-o.

Francesco Moises Bassano

(9 settembre2016)