Lavorare per la pace

funaro È condivisibile l’idea che si possa parlare dell’appello dei cinquecento intellettuali israeliani contro l’occupazione in maniera sana e misurata. Così come è vero che non è possibile accusare molti dei sottoscriventi di essere nemici nascosti del popolo ebraico. Si parli perciò dei contenuti, della richiesta da parte di questi intellettuali di mettere fine all’occupazione israeliana della Giudea e Samaria. Premesso che andrebbe chiarito se dei territori in una regione che si chiama Giudea possano essere definiti occupati, o quantomeno contesi, è possibile entrare ancora di più nello specifico. Per esempio, oltre le belle intenzioni sarebbe interessante capire il come intendono portare avanti questa proposta. Alcuni di quei territori ospitano vere e proprie città, ragion per cui Israele nella sua proposta di pace, mai accettata dalle leadership palestinesi, hanno offerto il 97% dei territori contesi e una compensazione per il 3% restante. Come si fa a procedere? Non si sa. E ancora, quando si fa appello a un gesto di coraggio unilaterale, di cui si dubita dell’efficacia, possibile che non si abbia memoria del ritiro da Gaza del 2005, con famiglie israeliane costrette a lasciare la propria casa e quei territori finiti sotto il controllo di Hamas? Chi ci assicura che non solo sarebbe un gesto di coraggio, ma che non metterebbe a rischio la sicurezza d’Israele così come fanno i razzi di Hamas dal 2005 a questa parte? Se si vuole affrontare il tema in maniera sana allora è doveroso anche rispondere a questa domanda. Così, come chi la pensa come me, risponde alla domanda di chi sta dall’altra parte: allora, che fare? Nulla. Assolutamente nulla. Qualsiasi gesto unilaterale sarebbe dannoso come quello di Sharon nel ritirarsi da Gaza. Se per ottenere la pace è giusto essere disposti anche a ritirarsi da dei territori a noi molto cari, per farlo c’è bisogno di avere qualcosa in cambio: il riconoscimento del diritto all’esistenza e in sicurezza di Israele come Stato ebraico. Fintantoché gli interlocutori continueranno a finanziare il terrorismo purtroppo altro non si potrà fare. Per quanto ci faccia dispiacere e star male la situazione, dovremmo farcene una ragione. Se la pace non arriva, non è per colpa di Israele.

Daniel Funaro

(22 settembre 2016)