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Le festività si stanno avvicinando, e anche quest’anno sta giungendo a termine. Proprio a proposito di festività, un articolo del Jerusalem Post riportava un sondaggio condotto dall’European Jewish Association e dal Rabbinical Center of Europe il quale rivelerebbe che il 70% degli ebrei europei non si recherà nelle sinagoghe cittadine per assistere alle funzioni di Rosh haShanà e Yom Kippur. La ragione è dovuta naturalmente dalla paura di eventuali attacchi terroristici.
Come spiegava lo stesso articolo, alcuni rappresentanti locali hanno in definitiva confutato i risultati del sondaggio, ritenendolo “sensazionalista” ed “esagerato”. In fondo anche a livello di tendenze generali, molte statistiche hanno testimoniato il calo di flussi turistici verso paesi colpiti recentemente da attentati, come la Francia, il Belgio o la Turchia. Quindi un sondaggio simile non dovrebbe suscitare tanto stupore. L’ansia e la paura poi, per quanto sovente immotivate, sono stati emotivi difficilmente controllabili.
Eppure, considerando lo scarso rilievo che è stato dedicato nel dibattito pubblico agli ultimi attacchi a obiettivi ebraici, o alla voce della “gente” che interviene sempre più spesso sui social network quando l’argomento è il mondo ebraico o Israele, ho la netta sensazione che a una buona parte della società europea del futuro degli ebrei nella Diaspora interessi ben poco. Adesso come allora. Spero di sbagliarmi.
Francesco Moises Bassano
(23 settembre 2016)