Qui Pisa – Nissim, l’eroe ritrovato

pisaÈ un omaggio carico di significati quello in corso a Pisa, dove a quarant’anni dalla morte le autorità cittadine, insieme alla Comunità ebraica, hanno voluto ricordare il contributo straordinario che Giorgio Nissim (1908-1976) seppe dare nell’ora buia delle persecuzioni nazifasciste. Una commemorazione davanti a centinaia di studenti, lo svelamento di una targa apposta sulla casa di famiglia in via Santa Marta, un concerto di canti ebraici, yiddish e di Memoria in sinagoga tenuto dal figlio Piero, noto artista.
“Eroe semplice della Resistenza al nazifascismo” il sottotitolo dell’importante iniziativa tenutasi nella città toscana con la partecipazione, tra gli altri, del sindaco Marco Filippeschi, dell’assessore comunale Marilù Chiofalo, del presidente della Comunità ebraica Maurizio Gabbrielli, del presidente dell’Anpi provinciale Bruno Possenti e di Alfredo De Girolamo, autore della biografia Giorgio Nissim. Una vita al servizio del bene (ed. Giuntina) che molta luce ha riportato sulla figura dell’uomo che, dopo la cattura dei vertici dell’associazione da parte dei nazisti, si ritrovò da un giorno all’altro a capo della rete clandestina Delasem (in pagina uno stralcio). Un compito durissimo, che svolse con senso del dovere ma anche con la costante paura di fallire. Un eroe normale.
Ma anche un eroe dimenticato, come ricordano i promotori dell’iniziativa. Un uomo che ha dedicato gli anni migliori della propria vita ad aiutare gli altri, che ha saputo districarsi tra agguati, rappresaglie, spie e delatori. Figura di spicco del Novecento toscano che in meno di due anni di attività segreta è riuscito a salvare centinaia di vite umane dalla fucilazione o dall’internamento nei campi di sterminio, ricorda il Comune, “sotto falso nome, spesso incappucciato in un tabarro nero, si muoveva con circospezione e sveltezza per mettere al sicuro famiglie, organizzare la rete di assistenza”.
Ricordare Giorgio Nissim, uomo straordinario anche nella sua semplicità, diventa quindi un atto “fondamentale per la nostra Memoria”. Una Memoria che è alla base di tutto. Una Memoria che è “scheletro della vita collettiva, del nostro stare al mondo”.
Nel dopoguerra Nissim riprese la sua normale attività lavorativa di ragioniere e rifiutò sempre ogni riconoscimento. I primi particolari della sua meticolosa azione emersero solo nel 2003, quando la Regione Toscana lo onorò con il Gonfalone d’argento. Ulteriori elementi sulla sua attività furono ricostruiti nel 2005, quando la famiglia autorizzò la pubblicazione del diario che, a memoria degli eventi di cui era stato protagonista, Nissim aveva scritto nel 1961. Curato da Liliana Picciotto Fargion, Memorie di un ebreo toscano (ed. Carocci) costituisce un punto di riferimento imprescindibile per l’analisi delle attività della Delasem nel Centro Italia.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked


Di seguito il testo integrale dell’intervento tenuto dal presidente della Comunità ebraica Maurizio Gabbrielli in occasione degli incontro con gli studenti pisani.

Cari ragazzi, gentile signor preside, gentili insegnanti, vi porto il saluto della Comunità ebraica di Pisa che oggi qui rappresento e di cui sono presidente.
È un piacere essere tra di voi per celebrare la memoria di Giorgio Nissim, che è stato un membro così illustre e considerato della nostra Comunità.
Nell’intera giornata lo ricorderemo attraverso varie tappe e modalità diverse, ma a far da filo conduttore e a unire questi variegati aspetti è la sua grande qualità di vita, il senso del dovere e della responsabilità che lo ha contraddistinto nell’intero arco della sua esistenza, ma di cui ha dato così evidente prova in particolare durante il periodo delle leggi razziali e delle persecuzioni.
La sua eredità, a così tanto tempo dalla sua scomparsa, è portata avanti dai figli Simona, Lydia e Piero, che tengono alta la sua memoria e il valore delle sue azioni, a felice dimostrazione che la storia prosegue il proprio corso con efficacia indomita e non lascia slegare fili così importanti.
Le vicende che hanno segnato la vita di Giorgio sono numerose, difficili ma anche piene di quella speranza che dovrebbe essere un tesoro che quotidianamente ci spinge nelle azioni più coraggiose e consapevoli.
Il suo insegnamento è quello di guardare oltre l’ostacolo.
Oggi lo ricordiamo soprattutto come anima della Delasem, organizzazione ebraica nata per assistere i correligionari stranieri allora profughi e internati in Italia e agevolare l’emigrazione di almeno una parte di essi. L’ente è poi divenuto una vera e propria organizzazione di resistenza ebraica che si è avvalsa anche del supporto di numerosi non ebrei.
Giorgio è stato tenace, coraggioso, colmo di quell’ideale di libertà che è il requisito per una vita piena e felice.
Essere coraggiosi come Giorgio | ci insegna a non vivere con stupida spericolatezza, ma ad adoperarci affinché la speranza non si spenga e il nostro comportamento sia retto, senza piegare la schiena, che si lotti con fermezza per i diritti, affinché i soprusi e le discriminazioni vadano sempre più spengendosi.
Giorgio ha vissuto in un periodo che è stato un “unicum” nero della storia non solo del secolo scorso.
In questo senso, onorarne la memoria significa attualizzare i suoi insegnamenti, farli vivere nel contesto nel quale ci troviamo, lavorare come cittadini consapevoli per una società giusta, cioè equilibrata e che dia piena dignità a ciascuno di noi, nel rispetto e nella valorizzazione delle cosiddette diversità, anzi fare leva su di esse per la costruzione di una società coesa e vicina ai singoli.
Giorgio ci insegna a gettare il cuore oltre l’ostacolo, che le cose sono possibili nonostante il nostro camminare possa essere controvento – e spesso lo è.
Il discrimine tra “ciò che sarebbe bene fare” e “ciò che effettivamente facciamo” Giorgio l’ha superato a favore del primo, offrendo una grande lezione che è valida tuttora.
L’insegnamento che traiamo dal suo gesto e dal suo comportamento responsabilizza noi oggi, ci impone di riflettere sulla realtà che ci circonda e ci spinge ad agire, a non restare spettatori passivi ma parte viva di un percorso di crescita comune verso il Bene.
Il Bene non è un concetto astratto, ma qualcosa di tangibile, che è fatto dal rispetto della vita umana, da quello per il mio vicino di casa, si trova nella solidarietà sociale, nell’acquisizione e nella difesa dei diritti individuali, che ci fa paritari nell’esercizio dei nostri doveri di cittadini, consapevoli del mondo che viviamo.
La realtà che ci circonda è complessa, non complicata: è complessa nel senso che presenta molte sfumature diverse, con necessità diverse, che ognuno di noi deve saper cogliere per difendere e valorizzare ogni persona, nell’interesse reciproco di una società compiuta. Forse non perfetta in assoluto, ma certamente conscia di quell’armonia che tutti insieme dobbiamo raggiungere.
La vita di Giorgio Nissim ci lascia una eredità morale che ci impone di saperla utilizzare e attualizzare, ovvero trarne principi che ci possano servire da bussola per muoverci nel mondo odierno.
La nostra Comunità conserva un ricordo vivo di Giorgio, che ha lasciato traccia nell’impegno profuso anche per la vita comunitaria, che non è sempre semplice (come ovunque convivono molte persone), ma – certo – per tutti noi importante.
Per molti anni è stato il delegato della nostra Sezione di Lucca, traghettandola negli anni difficili della guerra e del dopoguerra, facendola uscire dal pantano delle persecuzioni e guidandola nella ricostruzione.
Qua a Pisa, dove ha vissuto con la sua famiglia (la moglie Miriam e i figli Simonetta, Lydia e Piero), è stato molto rispettato e amato, un asse portante della nostra Comunità, un riferimento per molti di noi, grazie al suo carisma che mai ha imposto agli altri, inconsapevole del suo ruolo e vivendo le proprie gesta come “normali”.
Invece è stato “straordinario”.
Se riflettiamo, ognuno di noi è, comunque, “straordinario”. Lo è se si mette in gioco, se porta il proprio contributo a quel Bene di cui parlavo all’inizio.
La storiografia ha parlato di “banalità del Male” per spiegare le leggi razziali, le persecuzioni, le deportazioni e la Shoah: per prima ne ha parlato Hannah Arendt.
Io invece vorrei parlare di “banalità del Bene”, nel senso che fare il Bene non dovrebbe significare fare qualcosa fuori dall’ordinario, ma essere invece il nostro modo di essere nel mondo, la nostra semplice quotidianità.
Solo così riusciremo a vivere in un mondo migliore e che assomigli a quel che di buono il Signore aveva progettato per noi e che ci siamo perso per strada. E verso il quale dovremmo camminare tutti quanti a passo comune, credenti di tutte le fedi e non credenti: il Bene e il Buono non hanno bandiera, ma solo azione.
Ovviamente – e non può essere altrimenti – un pensiero va anche alla moglie di Giorgio, Miriam Plotkin, importante pediatra della nostra Città e grande figura della nostra Comunità, che per molti anni si è adoperata con vivace intelligenza nell’Adei cittadino, l’Associazione delle Donne ebree Italiane che anche a Pisa ha avuto una sua sezione molto attiva. Si dice che “dietro un grande uomo c’è una grande donna”: che sia vero o no, è indubbio che Miriam lo è stata e la ricordiamo con affetto anche nell’occasione odierna.

Maurizio Gabbrielli, presidente della Comunità ebraica di Pisa

(26 settembre 2016)