Usa – Il confronto tra i candidati presidente
Primo round: Clinton batte Trump
e di Israele (per ora) non si parla

schermata-2016-09-27-alle-12-26-41Il verdetto degli opinionisti, anche sui quotidiani ebraici internazionali, è concorde: il primo dei tre confronti televisivi tra la democratica Hillary Clinton e il repubblicano Donald Trump, candidati alle elezioni per la presidenza Usa, se lo è aggiudicato la prima. Quanto questo possa influenzare l’opinione pubblica, avvertono però gli analisti, è difficile da prevedere e contando che nessuno credeva nella vittoria di Trump alle primarie repubblicane, la prudenza è d’obbligo. Rispetto al confronto di ieri, si è parlato di Medio Oriente e dell’accordo iraniano ma Israele e la questione palestinese – molto presente nel dibattito pubblico americano – sono, almeno per il momento, rimasti fuori dal confronto. L’unico a fare un riferimento al governo di Gerusalemme è stato Trump, chiamando in causa il Primo ministro Benjamin Netanyahu sulla questione dell’accordo sul nucleare iraniano siglato da Washington con Teheran: “Ho incontrato Bibi Netanyahu – ha detto Trump, riferendosi all’incontro avuto a New York con il Premier israeliano negli scorsi giorni – e credetemi non era contento”. Nulla di nuovo, in realtà, visto che la posizione fermamente contraria di Netanyahu all’intesa è cosa nota, seppur i vertici militari israeliani abbiano avuto un approccio più morbido sulla questione. La Clinton non ha risposto all’allusione al Primo ministro ma ha difeso l’accordo firmato da Obama e contrattaccato: “Trump ci dice che non va bene, ma che cosa farebbe lui?”, ha chiesto Clinton, “avrebbe iniziato una guerra? Avrebbe bombardato l’Iran?”. E in questi interrogativi risiede il senso della vittoria della candidata democratica, spiegano gli analisti: Trump rispetto a temi come l’Isis e l’Iran è andato all’attacco ma non è riuscito a porre sul piatto un programma, un suo indirizzo per risolvere situazioni così complesse. Ha detto che lui avrebbe fatto meglio e che quanto fatto fino ad ora oggi stato “un completo disastro”. Ha puntato ad attaccare e distruggere, rispettando la strategia usata fino ad ora – seppur in tono minore rispetto alle sue uscite precedenti – ma potrebbe non bastare per ottenere la presidenza. Prima del confronto, Andy Borowitz, noto comico ebreo americano, aveva predetto in una battuta il leitmotiv dello scontro: “Trump ci mette in guardia che la Clinton manipolerà il dibattito usando i fatti”. Ed effettivamente i fact-checkers, coloro che controllano la veridicità delle affermazioni dei politici (e non solo), hanno avuto un bel da fare con Trump. O, usando le parole della giornalista Jane Eisner sul giornale ebraico americano Forward, Trump ha detto “bugie, dannate bugie nel dibattito della scorsa notte”. tra queste Trump ha sostenuto di non aver appoggiato la guerra in Iraq decisa dalla presidenza Bush mentre nelle cronache dell’epoca il suo nome risulta chiaramente tra coloro che appoggiarono il conflitto. Ma nonostante questi inciampi, secondo Chemi Shalev di Haaretz Trump è ancora molto quotato per la vittoria finale: secondo l’analista politico israeliano il problema della Clinton è che a questo punto dovrebbe essere molto più avanti nei sondaggi rispetto all’avversario, invece nei paesi in bilico il margine dei due “va da risicato a preoccupante”.
La vittoria del dibattito di ieri potrebbe quindi essere per la Clinton una vittoria di Pirro. In questo serrato confronto, gli ebrei americani sembrano aver deciso soprattutto con chi non stare, ovvero con Trump. Secondo una recente analisi dei donatori che hanno finanziato le campagne elettorali dei candidati, all’interno della più piccola cerchia dei donatori ebrei, solo il 5 per cento ha aiutato finanziariamente il magnate degli alberghi contro il 29 per cento ottenuto da Mitt Romney nel 2012. Persino il repubblicano di ferro Sheldon Adelson, magnate ebreo e amico personale di Netanyahu, al momento ha donato a Trump – che in ogni caso ha il suo appoggio – solo 5 dei 100 milioni che aveva dichiarato avrebbe dato al candidato.
E ancora: un sondaggio commissionato dall’American Jewish Committee e pubblicato lo scorso 13 settembre sosteneva che il 61 per cento degli intervistati, tutti ebrei, avrebbe votato per la Clinton contro il 19 per cento di favorevoli a Trump (il restante 20 è composto da indecisi o che non andranno a votare).

d.r.