…referendum

C’è sempre qualcuno a Nord di te, dice la saggezza popolare. Così come si è sempre i meridionali di qualcuno. E non poteva esserci rappresentazione più plastica del referendum del Canton Ticino, con cui si vorrebbe porre un limite all’ingresso quotidiano di frontalieri proveniente dall’Italia. Prima campagna politica in italiano rivolta contro gli italiani stessi. Comica la reazione dei leghisti nostrani, a cui beffardamente si è ispirata la Lega Ticinese protagonista della battaglia xenofoba d’oltralpe: chi deve ammettere a denti stretti la libertà degli svizzeri di decidere a casa loro (Salvini), chi difende i diritti (e gli stipendi) dei frontalieri lombardi (Maroni). Un vero paradosso che mostra l’inconsistenza e le assurde contraddizioni di questo dilagante populismo europeo: tutti uniti, ma l’un contro l’altro armati. In ogni caso, il referendum non è applicabile senza il consenso del Parlamento federale. Perché va così oggi in Europa: Tsipras fa un referendum e non si applica; la Gran Bretagna vota a favore della Brexit, ma nessuno se ne assume la responsabilità, in Svizzera si vota per limitare la circolazione dei cittadini UE e tutto rimane immobile. Aspettiamo con trepidazione l’incerto esito del referendum ungherese di settimana prossima. Ad occhio, rischia di essere l’unico che ha avuto attuazione prima dell’esito.

Davide Assael, ricercatore

(28 settembre 2016)