Gli ebrei americani scelgono Hillary

Alla vigilia di Yom Kippur, il sito d’informazione ebraico americano Jewish Week ha deciso per la prima volta di schierarsi nelle elezioni alla presidenza degli Stati Uniti. “Hillary Clinton for President” il titolo dell’editoriale in cui la redazione spiega il perché del suo endorsement: “Questo giornale non ha mai dato il suo appoggio a candidati politici in passato. Ma questa elezione è un’eccezione. Non si tratta solo di politica. – scrive il Jewish Week- Si tratta del personaggio, della competenza e della compassione. Si tratta di valori americani, che affondano le proprie radici nella Bibbia: guardare tutti gli uomini e le donne come creati a immagine di Dio, avere empatia per l’altro in mezzo a noi, riconoscendo il potere della comunità, costruendo ponti piuttosto che muri”. Una presa di posizione che sembra, più in generale, comune al mondo ebraico americano: secondo un’indagine dell’American Jewish Committee, il 61 per cento degli ebrei Usa sta con la Clinton mentre solo il 19 con Donald Trump.
Negli ultimi giorni, inoltre, Trump è finito nuovamente sotto la lente dell’Anti-Defamation League, organizzazione d’Oltreoceano che combatte l’antisemitismo. Pietra dello scandalo, l’ultimo spot elettorale diffuso dal magnate: i toni sono quelli già usati in passato con la denuncia di presunti poteri forti, schierati al fianco della Clinton, che controllerebbero gli Stati Uniti e sarebbero la causa di tutti i problemi del Paese. Nel video in particolare, si vedono tre figure oltre alla Clinton, che, nella propaganda trumpiana, rappresentano i cattivi: il magnate George Soros, il capo della Fed Janet Yellen e Lloyd Blankfein, ceo di Goldman Sachs. Tutti e tre, sottolinea il sito Talking Points Memo, sono ebrei e il video suggerisce che facciano parte di una “struttura di poteri globali” responsabile della crisi e della disoccupazione che ha colpito gli Usa. Per far tornare l’America grande, suggerisce lo spot, bisogna liberarsene.

L’Anti-Defamation League ha condannato lo spot di Trump, sostenendo che strizzi pericolosamente l’occhio alla retorica antiebraica. “Intenzionale o meno, le immagini e la retorica nello spot toccano argomenti che gli antisemiti hanno usato per secoli”, ha scritto Jonathan Greenblatt, presidente dell’Adl. “Tutto ciò deve essere fermato – ha aggiunto – Negli ultimi giorni prima delle elezioni, le tensioni sono estremamente alte. È un momento in cui tutti i candidati devono essere particolarmente responsabili e fare appello agli elettori, offrendo idee sincere e proposte politiche, non evocando stereotipi dolorosi e teorie del complotto senza fondamento”.

Una retorica aggressiva quella di Trump, a tratti infarcita di bugie, diretta alla pancia degli americani. Ed è questo che preoccupa molti ebrei d’oltreoceano. Una parte del mondo ebraico statunitense ha però sostenuto The Donald per le sue posizioni vicine a Israele: Trump davanti al pubblico dell’Aipac – organizzazione americana che supporta Israele – ha dichiarato che se fosse diventato presidente, avrebbe subito riconosciuto Gerusalemme come Capitale dello Stato ebraico. “Se ami Israele, Trump è l’unica scelta possibile”, scriveva il sito Breitbart che rappresenta al meglio la contraddizione che lega Trump al mondo ebraico: il sito è stato fondato da un ebreo conservatore, Andrew Breitbart; diversi redattori o ex redattori sono ebrei ma nonostante questo la piattaforma online è stata accusata di antisemitismo. La tendenza del sito, oggi diretto da Stephen K. Bannon (scelto da Trump per guidare la sua campagna elettorale), a parlare di teorie cospirazioniste che non citano mai gli ebrei ma ammiccano alle deliranti tesi dei Protocolli dei savi anziani di Sion, ha fatto suonare più di un campanello d’allarme. Dalla direzione di Bannon, che sin dagli esordi ha appoggiato Trump, breitbart si è spostato sempre più a destra, corteggiando quel mondo non così sotterraneo dei suprematisti bianchi a stelle e strisce. Gli stessi che si sono scagliati sui social network contro Ben Shapiro, giornalista ebreo che in marzo ha lasciato il sito diretto da Bannon. Il motivo delle dimissioni di Shapiro? La direzione del media si era schierata contro una collega – sempre di breitbart – che aveva denunciato di essere stata aggredita da un collaboratore di Trump. Shapiro, vittima di attacchi antisemiti in rete, ha messo all’indice lo sdoganamento da parte di breitbart di queste pulsioni estremiste, razziste e sessiste. Ovvero la stessa accusa mossa a Trump dai suoi critici. I suoi sostenitori hanno più volte rilanciato tesi cospirazioniste, si sono lasciati andare a strali antisemiti e non hanno mai ricevuto una condanna esplicita da The Donald. La carta di avere una figlia convertita all’ebraismo, l’accusa degli ebrei contrari a Trump, non basta se poi non argini le pulsioni più bieche del tuo elettorato, tra cui quelle antisemite.
Da questa situazione trae vantaggio la Clinton,che comunque non gode del favore assoluto del mondo ebraico americano, anzi: secondo i dati della citata indagine dell’American Jewish Committee, il livello di gradimento della candidata democratica risulta inferiore rispetto a quello registrato nel 2012 a favore di Barack Obama.

d.r.