Gideon vive

lotIn quali circostanze perse la vita il grande pianista e compositore ebreo moravo Gideon Klein, deportato da Theresienstadt a Birkenau e infine alle miniere slesiane di carbone della Fürstengube?
Potrebbe trattarsi di una questione di secondaria importanza, la sua morte e quella di numerosi musicisti a Birkenau è una tragedia nella tragedia e comunque rimane tutta la sua opera musicale scritta a Theresienstadt (quella antecedente la deportazione fu recuperata nel 1990 a Praga); non è tuttavia una questione secondaria se a chiederselo a lungo fu sua sorella maggiore Eliška Kleinová (sopravvissuta, morì nel settembre 1999) la quale trascorse l’intera vita a promuovere l’opera di suo fratello nonché chiedere lumi circa la sua morte.
gideonNato nel 1919, cervello musicale tra i più geniali della sua generazione e figura tra le più affascinanti del panorama musicale ceco, interdetto nell’attività concertistica all’indomani dell’occupazione tedesca di Praga, Gideon Klein fu arrestato e trasferito a Theresienstadt il 4 dicembre 1941, ivi si esibì come solista o in formazioni cameristiche e fu tra i promotori dello Studio für Neue Musik; nel cortometraggio Theresienstadt 1942 compare per pochi attimi, ripreso nella Cafè–Haus del Campo mentre guarda la cinepresa.
Il 19 ottobre 1944, due giorni dopo il suo trasferimento a Birkenau, fu reindirizzato presso il Lager Süd della Fürstengrube; il 19 gennaio 1945 l’Armata Rossa era alle porte, i militari tedeschi evacuarono il Lager Süd e la maggior parte dei prigionieri intraprese una delle famigerate Marce della morte ma a questo punto le testimonianze divergono.
In base a quanto afferma il musicologo britannico David Fligg, Klein e il suo amico regista teatrale Gustav Schorsch rimasero nel Lager Süd con oltre 200 deportati troppo malati per sostenere la marcia di evacuazione; il 27 gennaio 1945 una pattuglia SS tornò alla Fürstengrube (già abbandonata dai sovietici) e incenerì i corpi dei rimanenti prigionieri tra i quali il corpo di Klein; i documenti presso gli archivi dello Auschwitz Museum, le indagini condotte dal ricercatore Jacek Zając e la fossa comune scoperta presso il bosco attiguo alla Fürstengrube confermerebbero la tesi.
Tuttavia altri testimoni riferirono che un giovane musicista di nome Klein fosse ancora vivo dopo le fasi concitate di liberazione della Fürstengrube da parte delle truppe sovietiche e che tale Klein sia stato visto nella colonna di un piccolo gruppo di ex deportati che i sovietici inquadrarono per condurli al più vicino centro di accoglienza; durante una sosta per i bisogni fisiologici, Klein fu visto allontanarsi e appartarsi dietro alcuni cespugli ma al richiamo dei sovietici per ricompattare la colonna non si ripresentò.
La colonna ripartì senza di lui e Klein non fu mai ritrovato.
È impossibile compiere una sintesi tra resoconti così divergenti; è pur vero che il cognome “Klein” è molto diffuso nei Paesi dell’Europa orientale e che in questi casi è possibile incorrere in omonimie o fortuite coincidenze.
Rimane il fatto che la precoce scomparsa di Klein costituisce un vulnus del pensiero musicale contemporaneo e lascia insoluti diversi percorsi della tecnica microtonale di Hàba, del linguaggio musicale mitteleuropeo di Leóš Janáček e Vítězslav Novák nonché dell’impronta europeista del melos moravo adottata da Klein.
Ma rimane la domanda di partenza; che fine ha fatto Gideon Klein?
Nel 1990 a Praga presso il negozio musicale Divertimento in Pařížská (oggi scomparso, al suo posto c’è la Louis Vuitton) incontrai Eliška, sorella di Klein che, consegnandomi copia anastatica del manoscritto della Sonata per pianoforte scritta da Gideon a Theresienstadt, disse in merito alla scomparsa di suo fratello: “Non lo so, il suo corpo non fu mai trovato. Forse è ancora vivo…”.
Affermazione assurda, lunare; ma vera.
Soltanto Eliška poteva rispondere così e il sangue non mente; lei sentiva che probabilmente suo fratello era ancora vivo, oggi avrebbe 96 anni.
Dovunque tu sia, Gideon, se leggi questo scritto: mazel tov e lunga vita a Te e alla Tua musica.

Francesco Lotoro

(Nell’immagine Jazz ensemble nel Cafè di Theresienstadt. Gideon Klein, al centro, guarda verso la cinepresa)

(9 novembre 2016)