Diario di un soldato – Fiducia

David Zebuloni, studenteTirando le somme: c’è chi ride e c’è chi piange, c’è chi festeggia e c’è chi condanna, c’è chi fugge e c’è chi resta, c’è chi spera e c’è chi rinuncia.
Le ultime elezioni per la presidenza americana ci hanno fatto emozionare e al contempo venire un gran mal di testa. Ci hanno appassionato e al contempo causato un fastidioso senso di nausea.
Che nessuno dei due candidati fosse quello ideale, è un’evidenza; che le votazioni si siano svolte con il criterio approssimativo del “speriamo nel meno peggio”, pure.
Spenti i riflettori e chiuso il sipario, mi concedo il lusso di vivere questo momento storico con meno struggimento rispetto agli amici americani.
Ne deduco dunque che Trump ci abbia salvati da un mandato grigio e prevedibile, noioso e tragicamente in discesa: un mandato tanto buio da farci rimpiangere persino il famigerato, finto buonista, predecessore Obama. Rimango convinto che l’esponente repubblicano sia un’incognita, una potenziale bomba ad orologeria pronta ad esplodere: pericoloso sì, forse, ma non sanguinolento come i media vogliono farci credere. Concludo che, secondo le previsioni, il neo-presidente si rivelerà essere un sincero e fidato amico di Israele: requisito irrilevante per riuscire a guidare la più grande potenza mondiale, ma che certamente conferisce un ulteriore importante punto a suo favore.
Cosa dobbiamo aspettarci da questa nuova era, io proprio non lo so. Se Trump si affermerà come leader brillante e rivoluzionario, o se dimostrerà invece quella follia di cui tanto si è parlato e speculato, io non posso prevederlo.
Ciò che so, tuttavia, è che l’uomo dallo sguardo ridotto a fessure e dall’acconciatura bionda cotonata ha vinto clamorosamente le elezioni; una realtà che dobbiamo accettare, poiché non da alcun segno di voler cambiare. Ciò che prevedo, invece, è che Trump userà qualsiasi mezzo pur di mettere in atto lo slogan che lo ha condotto sino alla Casa Bianca. “Make America great again”, rendiamo l’America di nuovo grande.
Se questa sia una profezia o una truffa ancora non è chiaro, ma, per poterlo scoprire, converrà dargli almeno una chance.
In fondo, un uomo che ha realizzato l’irrealizzabile, si merita un pizzico della nostra fiducia, uno sguardo complice, un cenno di assenso.
Non pensate? Forse no, non lo pensate.
In tal caso, non ho altro da aggiungere.
Che Dio benedica l’America e il suo nuovo presidente, credo proprio che ne avrà bisogno.

David Zebuloni

(10 novembre 2016)