La nuova terra del vino
La classifica delle eccellenze stilata dalla redazione è attesa febbrilmente dalle principali cantine internazionali. Ogni anno, esserci o non esserci può condizionare interi processi decisionali e strategie di marketing a media e lunga scadenza. Per questo la scelta della prestigiosa rivista americana Wine Spectator di dedicare in ottobre la propria copertina ai vini di Israele (il numero è stato stampato alla vigilia di Sukkot) è stata accolta con entusiasmo da chi, dal Golan al Negev, di questo vive e nel settore sta investendo molte risorse per affinare i processi produttivi e allinearli a paesi storicamente al vertice del settore. “Surprising Quality From an Emerging Region” titola WS, dando conto del fermento e delle incoraggianti prospettive che sembrano interessare gli addetti ai lavori nello Stato ebraico. L’approfondimento si apre con una testimonianza di Kim Marcus, direttore editoriale della rivista, che si cimenta in un intenso wine-tasting: un’esperienza piacevole oltre ogni più rosea aspettativa (ventitré i vini definiti “eccezionali”). Il segno, sottolinea, di una “vera e propria trasformazione di Israele” in questo senso. Da paese di modeste prospettive enologiche a vera e propria potenza. In Israele, scrive Wine Spectator, ci sarebbero oggi tutti gli elementi al posto giusto per conquistare importanti fette di mercato: cantine, ristoranti e alloggi di qualità in tutta la regione. Ma anche energie fresche e voglia di emergere: elementi imprescindibili per affermarsi nell’arena globale. Spiega Marcus: “Molte persone potrebbero sorprendersi per il fatto che Israele stia diventando un produttore sempre più rinomato nel mondo. Ma è oggi una realtà incontestabile. La qualità è in crescita tanto che numerose etichette sono oggi riconosciute per il loro pregio fuori dal mondo ebraico, tradizionale bacino d’utenza del vino israeliano. È fondamentale che questa barriera sia stata finalmente infranta. Israele ha soltanto da trarne un vantaggio”.