Le sfide della Palermo ebraica
Per esprimere delle riflessioni in merito ad uno Shabbatòn nel meridione d’Italia è bene lasciar passare qualche giorno per far sedimentare i ricordi e le emozioni. Sì perché, avendone organizzati diversi negli ultimi sei anni, posso dire che in queste occasioni ci si immerge in una realtà ebraica molto diversa da quella a cui è abituato un ebreo che vive in una grande, media, ma anche piccola comunità. Cose che per noi sono scontante, come la presenza di un tempio, di un Sefer Torah, di un maestro pronto a fare una lezione o semplicemente a dare dei suggerimenti su come risolvere i nostri problemi quotidiani, per un ebreo di Palermo, di Reggio Calabria, di San Nicandro Garganico o di Brindisi, rappresentano dei momenti (sempre meno) straordinari da cogliere nella loro interezza con grande intensità. Dall’altra parte, a noi che veniamo da una comunità, il semplice vedere gli sforzi che gli ebrei di queste latitudini profondono per vivere una vita ebraica, ma anche per rappresentare l’ebraismo italiano, e quindi tutti noi, davanti ad un pubblico che richiede dei riferimenti affidabili per il mondo ebraico, produce una intensa emozione e per certi versi anche un senso di gratitudine per questo grande lavoro svolto a titolo di puro volontariato.
Tra l’altro, si è verificata una particolare coincidenza con quanto accadde cinque anni fa a San Nicandro Graganico, quando non arrivò in tempo la spedizione delle plate per shabbat, ma ne trovammo cinque grandi nella piccola cittadina pugliese, presso le famiglie dei sannicandresi. Quest’anno il problema di spedizione ce l’abbiamo avuto con il vino. Come si può immaginare, trovare in due giorni del vino casher in Sicilia non è cosa agevole. Ma anche in questo frangente la soluzione è stata locale, grazie a Evelyne Aouate (di cui già si è letto nella newsletter di domenica), al dott. Roque Pugliese, consigliere della Comunità Ebraica di Napoli che vive a Palmi, e soprattutto grazie ai coniugi cosentini Raffaella e Pietro Calabrese, da tempo in un percorso di conversione. Quando Pietro mi ha portato il vino, per prevenire una eventuale mia preoccupazione sulla kasherùt del vino, mi ha detto con la tipica “t” calabra leggermente aspirata, “thranquillo, è mevushàl!”. Inoltre mi piace qui riportare la “gita al mare”, fatta da rav Umberto Piperno con Salvo Yehoshùa Parrucca in serata per fare la tevilàt kelìm ai piatti acquistati per l’occasione.
Chi ha partecipato a questo shabbaton, come detto, ha preso atto del grandissimo lavoro che fanno gli ebrei palermitani, e coloro che li supportano, per rappresentare l’ebraismo in una realtà che chiede ogni giorno di più dei riferimenti affidabili. Dare una risposta a queste richieste oltre che doveroso, è essenziale per evitare che poi altri, non titolati, diano risposte al posto nostro procurando spesso gravi danni di immagine (e non solo). Ma ha preso atto anche della richiesta da parte degli ebrei di Palermo, e dell’intero sud, di avere occasioni di studio, insegnanti di Torà, maestri durante le feste, prodotti casher. La crescita verso l’esterno non può che partire da una crescita interna. In questo l’apporto di rav Punturello, inviato da Shavei Israel che lavora sul territorio in partnership con l’UCEI e con la Comunità Ebraica di Napoli, costituisce un contributo fondamentale. Si sta passando da una situazione in cui si è dovuto fare necessità virtù, e fare “quel che si poteva”, ad una fase in cui ci si vuole strutturare, avere una sede dove riunirsi, un Bet HaKnesset che funga anche da centro attrattivo anche per ebrei di passaggio o che temporaneamente si stanziano a Palermo. Questo è un passaggio essenziale da cui dipenderà il futuro degli ebrei di queste terre, e noi abbiamo il dovere di sostenerlo.
Voglio esprimere un sentito ringraziamento a Evelyne Aouate e Luciana Pepi per il grande lavoro da loro svolto, essenziale per la riuscita dello shabbaton. Un ringraziamento speciale va al pastore valdese metodista Peter Ciaccio, che da sempre supporta e presenzia alle attività organizzate dagli ebrei palermitani, e che per l’occasione ci ha offerto la sala per un concerto di musica sefardita-ladina.
Gadi Piperno
(nell’immagine, l’incontro aperto al pubblico organizzato nella cornice dello shabbaton di Palermo e a cui hanno partecipato, tra gli altri, il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giulio Disegni e il direttore dell’area Cultura e Formazione dell’Unione rav Roberto Della Rocca)
(15 novembre 2016)