Poteri forti e minoranze snob

anna segreQuando si parla di poteri forti, lobby, élite e simili che dominano o cercano di dominare il mondo mi vengono i brividi: istintivamente ho la sensazione che più o meno consapevolmente si vogliano tirare in ballo gli ebrei. Di conseguenza provo un certo disagio misto a preoccupazione quando si parla con entusiasmo di voto popolare che ha sconfitto le élite, quando si esalta la gente comune in contrapposizione a intellettuali, giornalisti, giudici, politici, ecc. E non solo perché quasi sempre tra i personaggi bersagliati ci sono molti ebrei, ma soprattutto perché sono convinta che la diffidenza, se non l’ostilità aperta, verso gli intellettuali non possa portare niente di buono a chi, come il popolo ebraico, ha sempre attribuito un grande valore alla cultura e all’istruzione. E, dati i nostri numeri e la nostra storia, considero un pessimo segnale anche la tendenza ad accusare di snobismo chiunque non sia disponibile ad accettare acriticamente le idee della maggioranza. In base a questa logica non potremmo fare a meno di definire terribilmente snob chi si oppone a un sentimento così tradizionale e diffuso come l’antisemitismo.
Anche in Israele e nelle nostre Comunità si sentono talvolta i soliti discorsi contro le élite, le lobby, le minoranze snob che si ostinano a non accettare le idee della maggioranza, gli intellettuali che non sanno cogliere il sentimento popolare: ma finché gli ebrei se la prendono con altri ebrei nessuno può accusarli di antisemitismo, neanche se utilizzano stereotipi tipicamente antisemiti. Trovo invece davvero sconcertante che sulla base di questi discorsi si guardi con simpatia non solo al neoeletto presidente degli Stati Uniti (a cui se non altro si può concedere il beneficio del dubbio) ma anche, sull’onda della sua vittoria, a partiti e movimenti europei che non hanno mai fatto neppure finta di non essere antisemiti.
Comunque sia, non posso che augurarmi con tutto il cuore che chi ha scelto di fidarsi di questi movimenti e partiti abbia ragione e che le mie preoccupazioni si rivelino infondate.

Anna Segre

(18 novembre 2016)