La musica contro il Reich
Nel 1948 in Polonia, mentre il mondo si ricostruiva sulle macerie della guerra e in Europa Orientale si instauravano regimi e dittature socialiste, i comici e cantanti ebrei di lingua yiddish Shimon Dzigan e Israel Shumacher interpretavano “Unzere Kinder”, prima pellicola di interpretazione artistica della Catastrofe, non correlata ad alcuna documentazione storiografica.
Il 27 agosto 1933 nel Campo di Börgermoor, in risposta a un pestaggio perpetrato dalle SS ai danni di alcuni deportati, fu allestito un megaspettacolo di tre ore intitolato Zirkus Konzentrazani (parodia del celebre Zirkus Sarrasani di Dresda) basato su intrattenimento, humour ed esibizioni circensi con accompagnamento musicale di violino, mandolino, armonica a bocca, fisarmonica e un poderoso coro maschile che eseguì brani come Es steht ein Soldat am Wolgastrand e il celebre Moorsoldatenlied; allo spettacolo musical–circense assistettero tra l’altro le guardie e 60 membri delle SS plaudenti, alle quali evidentemente sfuggì l’intento provocatorio e dileggiante del Zirkus.
Nel 1943 nel Lager di Neuengamme (presso Amburgo) fu creato il canto Neuengammer Lagerlied, nella prima strofa compare due volte il termine “Konzentrationär” (Dreimal tausend deutsche Männer, Konzentrationäre sie genannt…Keine Träne, stets den Kopf hoch, Konzentrationär, auch du wirst frei!); mentre ancor oggi non è unanimemente accettata l’espressione angloamericana “concentrationary music” (la lingua tedesca se la cava diplomaticamente con il termine “Lagermusik”), nel 1943 i deportati si attribuivano in lingua tedesca il termine “concentrazionario”.
Nel 1941 il compositore ebreo tedesco Erich Itor Kahn, fuggito nel 1933 in Francia ma internato a Les Milles allo scoppio della Guerra in quanto enemy alien e dopo l’occupazione tedesca prigioniero sotto Vichy, riuscì a fuggire negli USA portando con sé le opere scritte in cattività tra le quali la colossale Nenia pro judaeis qui hac aetate perierunt per violoncello e pianoforte, lasciata incompiuta a Les Milles e completata a New York agli inizi del 1943 (sul manoscritto è visibile la cesura calligrafica tra il materiale scritto a Les Milles e il materiale aggiunto successivamente); Kahn scrisse la Nenia in cattività e in un momento storico nel quale la Shoah come oggi la conosciamo non si era ancora consumata e completò l’opera mentre il consesso internazionale tardava a realizzare cosa stesse accadendo alla popolazione ebraica d’Europa, per tacer dello scetticismo nelle conferenze internazionali di fronte a dettagliate testimonianze di industriali tedeschi riparati negli USA.
La musica non mistifica la realtà ma semplicemente la anticipa o, meglio, precorre i tempi di maturazione sociale della stessa; non aspetta prove scientifiche o documentaristiche poiché ha già elaborato il tessuto reale scegliendo a quel punto se coprirlo di satira e parodia o, in alternativa, cucirlo al Bello come un architetto che maschera la perfezione geometrica degli interni di un grattacielo con forme fantasiose o avveniristiche.
La musica creata nei Campi non può essere sottoposta a riduzionismi o revisionismi e, a differenza di una foto o di un filmato, non può essere taroccata né alterata; la musica concentrazionaria è tra i pochi testimoni non umani che possano essere considerati pienamente attendibili e inattaccabili.
Sulla banchina delle stazioni in attesa della deportazione e negli stessi treni stipati all’inverosimile, i prigionieri hanno cantato e suonato; durante le punizioni esemplari a Mauthausen (dopo che il prigioniero veniva finito a sprangate), hanno cantato in tedesco in faccia al boia tedesco che li guardava attonito; in barba alla censura o alle restrizioni sull’uso della lingua madre, hanno cantato e allestito pièce teatrali dissacrando in lingua madre il comandante tedesco; nonostante il divieto di fare musica (cosa diffusa in molti Campi almeno sino al 1942) e costringendo l’autorità a retrocedere e comprare strumenti musicali, hanno suonato e cantato; a Birkenau condotti alla gasazione, hanno cantato; a dispetto delle sirene serali che nei Lager imponevano silenzio e coprifuoco, i deportati cantavano dalle finestre e il loro canto arrivava a tam tam presso altri Block sino alla caserma vicina, l’ufficiale e le guardie di turno non potevano farci nulla se non starsene impotenti ad ascoltare.
Il Reich è stato distrutto e culturalmente annichilito dalla musica creata nei Campi.
Francesco Lotoro
(23 novembre 2016)