Francia, tra nuovo antisemitismo
e falsificazione della Memoria

img_20161123_204110Un progetto di multiculturalismo fallito, il pregiudizio antiebraico troppo a lungo tollerato e la Memoria svuotata del suo significato. Ospite della Comunità ebraica di Milano, lo storico Georges Bensoussan traccia un quadro della situazione che deve fronteggiare oggi la Francia e in particolare la sua realtà ebraica. E l’affresco che ne viene fuori è carico di preoccupazione ma, avverte lo storico parigino di origine marocchina, bisogna affrontare il futuro “senza aver paura”. Davanti a una sala gremita, Bensoussan ha messo in luce alcune dei punti che hanno portato la Francia ad essere uno dei bersagli preferiti dal terrorismo islamista e il suo ebraismo ad essere tra i più minacciati d’Europa. Ad organizzare l’appuntamento, a cui sono intervenuti il direttore della redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Guido Vitale e il direttore dell’area Formazione e Cultura dell’Unione rav Roberto Della Rocca, l’Associazione Figli della Shoah – rappresentata da Daniela Dana Tedeschi – in collaborazione con Kesher.
“Gli attentati alla scuola ebraica di Tolosa, al museo ebraico di Bruxelles, all’hypercasher di Parigi – ha spiegato Bensoussan, protagonista oggi di un seminario sulla Memoria al Memoriale della Shoah Binario 21 di Milano – hanno alcune caratteristiche comuni e fanno parte di un fenomeno antisemita nuovo”. Tra queste caratteristiche, il fatto di seguire una logica planetaria: “i responsabili degli attentati citati erano tutti di origine araba, musulmani, francesi e seguivano una logica antisemita globale”, ha affermato lo storico, secondo cui anche il retaggio culturale da cui si originano queste violenze è lo stesso. O meglio, è quello che muove la maggioranza degli atti antisemiti in Francia, dove gli attacchi sono raddoppiati nel solo biennio 2012-2014 e costituiscono il 51 per cento di tutti gli attacchi razzisti registrati nel paese: “i responsabili sono per lo più arabi musulmani provenienti dalla zona del Maghreb. In questa realtà il pregiudizio antiebraico è diventato un codice culturale: il disprezzo per gli ebrei, retaggio dell’impostazione presente nei paesi del Maghreb, in Francia si è sommata alla fallita integrazione e alla frustrazione di vedere gli ebrei riuscire”. Bensoussan ha ricordato come in molti dei Paesi a maggioranza musulmana l’ebreo è visto come una figura che deve rimanere sottomessa. “La figura dell’ebreo è tollerata fino a che non vengono rotti gli schemi di sottomissione, quando l’ebreo si emancipa questi schemi si rompono e inizia la violenza”. Violenza e odio che diventano ancor più forti quando si tratta d’Israele, simbolo per eccellenza dell’affermazione e del riscatto ebraico (e lo storico ha fatto l’esempio delle manifestazioni contro Israele organizzate in Francia anche prima dell’operazione a Gaza Zuk Eitan). A tutto questo si sommano altri fenomeni come la reislamizzazione e la desecolarizzazione, che accentuano il distacco dalla società delle comunità musulmane di origine maghrebina.
“L’antisemitismo di matrice islamica risveglia poi altri fenomeni di antisemitismo presenti nella società francese – ha spiegato Bensoussan – quello della destra ed estrema destra, rivolta contro gli ebrei, a cui si può aggiungere quello dell’estrema sinistra, rivolta verso Israele”. In particolare quest’ultimo – ma non solo – poggia su una distorsione della storia legato a una mancata rielaborazione della Memoria: il senso di colpa della Shoah si trasforma in un’aggressività verso Israele, che viene “nazificato” (l’idea antistorica che Gaza sia come il ghetto di Varsavia per esempio) per ripulire la propria coscienza.
D’altra parte lo storico ha sottolineato che la situazione è diversa dal passato anche perché l’apparato francese combatte attivamente contro l’antisemitismo anche se non ha ancora inquadrato bene il fenomeno. Cosa che però, a detta di Bensoussan, non ha fatto neanche l’ebraismo francese, le cui preoccupazioni sono rivolte all’inquietante affermazione del populismo del Front National e non al quadro al centro dell’analisi dello studioso. Come affrontare tutto questo? La domanda arrivata dal pubblico milanese a conclusione della conferenza: “senza avere paura”, la risposta di Bensoussan. Insomma, nonostante tutto, proseguire nella propria quotidianità con la consapevolezza che attorno si muovono fenomeni pericolosi e diversi dal passato e che devono essere affrontanti con strumenti nuovi (o comunque diversi) rispetto a quanto fatto fino ad ora.

Daniel Reichel