Setirot – L’albero del ghetto
Sonino, Luzzatto, Jesurum, Valenzin, e i loro parenti, i mille e mille legami a volte a noi sconosciuti e di conseguenza quasi “magici”. Naturale la curiosità, la tentazione malinconica e orgogliosa insieme di andare a cercare una sorta di «micro genealogia collettiva» tra le pagine de L’albero del Ghetto di Edoardo Gesuà sive Salvadori (edizioni Giuntina), repertorio ragionato dello stato civile nella Comunità ebraica veneziana dall’Unità d’Italia alla Grande Guerra.
Di intreccio in intreccio seguo “le mie famiglie” e – come ben dice Salvadori – tocco con mano «le cause di un declino che nell’arco di un secolo ha ridotto di oltre l’80% la popolazione ebraica veneziana»: emigrazione, conversioni e abiure indotte dalle leggi razziste del 1938, deportazioni nei lager, mancata discendenza, matrimoni misti dove non è stata scelta la strada della continuità «hanno modificato radicalmente la struttura dell’ebraismo lagunare che per un lungo periodo di tempo aveva conosciuto livelli di crescita importanti o quanto meno una rassicurante stabilità». Infatti nel 1861 gli ebrei veneziani erano più o meno 2300 per ridursi ai circa 400 di oggi.
E così spero di poter presto raccontare ai miei nipoti le storie che mi narravano i miei nonni in quelle case che ho tanto amato. Midor ledor, di generazione in generazione.
Stefano Jesurum, giornalista
(24 novembre 2016)