Time out – La scusa del progresso

funaroIl problema di alcuni ebrei è che hanno scambiato l’ebraismo per la sede di un partito progressista di sinistra. Applicano regole e valori che loro ritengono validi a categorie che invece rispondono a principi e metodi completamente differenti. Il più delle volte banalizzano temi complessi e in maniera sentimentalista vogliono convincerci delle loro idee. Elevare la qualità della discussione dovrebbe essere il primo obiettivo che dovremmo porci, stabilendo per esempio qualche principio fondamentale del discutere. Le religioni in generale e l’ebraismo nella sua specificità stabiliscono i limiti e lo spazio delle azioni umane. Si può discutere di quanto debbano essere estesi questi limiti, ma pensare che non esistano è banale e fuorviante. Non si tratta di giudicare l’ebraismo altrui, ma dire che per essere ebrei bisogna rispondere ad alcuni requisiti. Chi dice che giudicare è sbagliato dovrebbe spiegarci allora quando dovremmo considerare una persona ebrea e con che requisiti. Se incontriamo una persona che non è nata ebrea e non ha mai effettuato nessuna conversione, ma ritiene di sentirsi ugualmente ebrea, dovremmo permettergli di salire al Sefer o sposarsi al tempio perché altrimenti è da razzisti? Mi pare ovvio che no, perché i limiti esistono.
Per questo, il movimento di persone che in queste settimane lavorano per creare divisioni e discordie con la scusa di voler promuovere unità dovrebbe cambiare l’approccio alla discussione. Se ci si vuole confrontare lo si faccia sull’Halacha, non su argomentazioni personali e opinioni prive di fondamento normativo. Si può discutere di tutto e fa bene l’ebraismo a farlo, ma accettando anche il principio che a volte si possa arrivare a conclusioni che non ci piacciono. In altri paesi, che si vorrebbe prendere a modello, questo avviene ed è per questa ragione che è più facile confrontarsi. Da noi no, si pretende che o ci si adegua alla “modernità” o si è portatori di odio. Peccato, perché di discussioni vere se ne sente la necessità, di demagogia e populismi in salsa ebraica no.

Daniel Funaro

(24 novembre 2016)