Israele, Castro e gli ebrei
un rapporto complicato

Castro Leads Massive Anti-U.S. DemoNei suoi 49 anni alla guida del regime cubano, Fidel Castro, scomparso a 90 anni, ha costruito un rapporto contraddittorio con il mondo ebraico e con Israele. Inizialmente, ad esempio, lo Stato ebraico era ben visto dal lider maximo tanto che nel 1959 – anno in cui salì al potere – fu aperto un ufficio diplomatico israeliano all’Havana. Il mito dei kibbutzim era arrivato oltreoceano e molti personaggi di spicco del comunismo cubano guardavano con ammirazione all’esperimento socialista israeliano. Ma i rapporti presto deteriorano fino alla rottura del 1973, con Israele schierata a favore degli Stati Uniti e contro il blocco sovietico per cui parteggiava Cuba.
Già nel 1966 le cose in realtà erano precipitate come racconta la stampa ebraica internazionale. In questa data infatti furono aperti a Cuba dei campi di guerriglia per i palestinesi, dando così il via a un rapporto pluridecennale che vide Castro coltivare un’amicizia con il leader palestinese Yasser Arafat. “Arafat è un uomo che amiamo profondamente e rispettiamo, a cui abbiamo sempre mostrato la nostra solidarietà”, ebbe a dire l’allora presidente cubano. Non è un caso se tra i primi a esprimere le proprie condoglianze per la sua morte sono stati proprio alcuni rappresentanti palestinesi.
Sotto Castro poi Cuba appoggiò la famosa quanto infame risoluzione delle Nazioni Unite del 1975 in cui si equiparava il sionismo al razzismo. Nel 1991, votò invece contro un’altra risoluzione diretta a revocare la vergognosa equiparazione. Nel 2001 a Durban il lider maximo invitò i delegati presenti alla Conferenza mondiale contro il razzismo a “porre fine al genocidio in corso contro il popolo palestinese”.
Nel 2010 però Castro colse di sorpresa la leadership israeliana quando, intervistato dal giornalista dell’Atlantic e dell’ebraico Forward Jeffrey Goldberg, disse che Israele aveva “senza dubbio diritto di esistere”. “Ora immaginiamo che io fossi nei panni di Netanyahu – aveva detto a Goldberg – che fossi lì, mi siederei a ragionare [su come affrontare le sfide d’Israele]. Mi ricorderei del fatto che sei milioni di ebrei, uomini e donne, di tutte le età, sono stati sterminati nei campi di concentramento”. Parole che all’epoca Netanyahu definì “di profonda comprensione della storia ebraica e dello Stato d’Israele”.
Rispetto al mondo ebraico cubano, 15mila ebrei lasciarono l’isola appena salì al potere Castro. Molti di loro denunciarono – e hanno denunciato nel corso del tempo – la repressione della libertà a Cuba, parlando apertamente di dittatura. Chi è rimasto, ha attraversato tutte le difficoltà legate alla vita sotto un regime ma senza accezioni antisemite. Diversa stampa ebraica infatti ha sottolineato che Castro disse in più occasioni di essere impegnato contro l’antisemitismo.
Nel 1994, raccota Haaretz, rav Yisrael Meir Lau, all’epoca rabbino capo ashkenazita d’Israele, visitò Cuba e incontrò Castro per discutere la situazione della comunità ebraica locale. Lau chiese a Castro di approvare l’importazione di carne casher, ma il leader cubano respinse la sua richiesta. Il quotidiano israeliano attribuì a Castro queste parole: “Le ho detto che sto combattendo il fenomeno dell’antisemitismo del mio paese… Vuole che la mia gente diventi antisemita? Qui assegnamo 150 grammi di pane al giorno ma agli ebrei di Cuba dovrebbero avere la carne? Il popolo cubano li odierebbe terribilmente, li invidierebbe e ne saccheggerebbe le case”.

(Foto di Jorge Rey/Getty Images)