Ticketless – Italiani all’estero

alberto cavaglionPuntualmente, ad ogni tornata elettorale, torna la questione degli italiani all’estero. Peccato però abbandonare il discorso alla burocrazia. Peccato limitarci a discutere i pasticci delle buste intestate dal Ministero, ad alimentare il sospetto dei brogli.
“L’Italia fuori d’Italia” è una categoria storiografica di antica tradizione, cui era stata dedicata pure una sezione della memorabile Storia d’Italia Einaudi di Roman-Vivanti. Di questa storia, come ovvio, il sionismo è un capitolo cruciale, ma non solo. Dal più esteso punto di vista ebraico le pagine sugli ebrei scritte dagli scrittori italiani all’estero sono spesso più interessanti e ricche di quelle scritte sugli ebrei da scrittori residenti nel Belpaese. Si pensi a quanto (e come!) hanno scritto Ungaretti e Pea sugli ebrei di Alessandria di Egitto, agli ebrei di Salonicco descritti da Alberto Savinio o a quelli di Casablanca con malignità degna di miglior causa raffigurati da Edmondo De Amicis.
Mentre sui giornali infuriava la polemica sul voto al referendum degli italiani all’estero, mi arrivava l’autobiografia di Elia Boccara, “Un ebreo livornese a Tunisi. Affetti trovati e perduti tra Tunisi, Italia e Israele” (Giuntina ed.). Un libro appassionante, un diario intellettuale, che racconta i destini di una famiglia di lontana origine iberica ma livornese, finita a Tunisi e bipartita fra il desiderio di francesizzarsi, secolarizzandosi, e quello di conservare intatta la propria italianità o meglio la livornesità e dunque anche la giudeità. Tutti, comunque, con Israele nel cuore. L’esperienza di Boccara ricorda da vicino quella di Enrico Terracini, scrittore solariano, che visse la propria maturità intellettuale ad Algeri, vicino a Camus, autore caro allo stesso Boccara.
Le voci più autentiche degli italiani all’estero sono proprio quelle degli autori “mediterranei”, per quanto pure l’Argentina (Benvenuto Terracini fra i tanti), il Perù (Antonello Gerbi, altro livornese), gli Stati Uniti (Max Ascoli) abbiano generato scritture ebraiche originali; dovrà presto venire il giorno in cui sistematicamente si esaminerà questo armonico coro che ha seguito la storia d’Italia e d’Israele da una prospettiva “esterna”, spesso l’angolatura migliore per approfondire, per capire. Boccara aggiunge di suo una scrittura fresca, ironica, graffiante, in cui la memoria si affida agli archivi quando ha dei vuoti. La spontaneità si coniuga con la libertà del pensiero, con l’intermezzo di gustosi aneddoti privati, che riflettono una forte passione per la Letteratura.

Alberto Cavaglion

(30 novembre 2016)