Questo è Kafka
Kafka, basta dire o scrivere questo cognome e a ciascuno viene in mente qualcosa: ebbene, qualsiasi cosa abbiate pensato adesso, è molto probabilmente sbagliata, e certamente incompleta. Che siate lettori incalliti di tutti i suoi pochi romanzi e non molti racconti, o abbiate letto anche le sue meravigliose lettere, o che conosciate solo “La Metamorfosi”, o nemmeno quella – di Franz Kafka abbiamo tutti un’idea.
Da ‘il maggior scrittore del Novecento’ a ‘quel tipo di cui non si capisce una riga’, passando per ‘fantastico’ o ‘deprimente’, ‘inquietante’, ‘preveggente’, ‘meraviglioso’, ‘confuso’ e ‘visionario’ – di Kafka si dice tutto e il suo contrario. Bene: c’è un libro che vi dirà chi è stato, e vi sorprenderà. Sin dal titolo, “Questo è Kafka?” ( Adelphi, traduzione di Silvia Dimarco e Roberto Cassola), il punto interrogativo svela lo stupore che vi prenderà quando scoprirete che sì, quello di cui leggerete è proprio Kafka.
L’autore, Reiner Stach, è il maggior biografo del grande praghese, cui ha dedicato due volumi – non ancora tradotti in Italia – nei quali indaga ogni piega della breve e straordinaria sua vita terrena. Consapevole del fatto che la ricezione del suo autore preferito è piena di stereotipi, interpretazioni e soprattutto malinterpretazioni – ma anche che pochi leggerebbero 2000 pagine – questo vero maniaco benefico ha raccolto in 99 Reperti altrettante cartoline, di facile lettura, tutto quello che dovreste sapere di Kafka ma che non avevate osato chiedere. Le sue fonti sono le lettere, sono brani dei racconti, gli appunti, le annotazioni, le fotografie, i documenti burocratici e privati che Franz Kafka ha lasciato dopo di se; ogni Reperto è corredato da una breve descrizione del contesto cui si riferisce, con particolari minuti e un’attenzione davvero fuori del comune, che formano – come tessere di un puzzle – il quadro completo della personalità, della vitalità, della eccezionalità, della molteplicità dell’uomo-scrittore.
Ne vien fuori l’umorismo, la versatilità, la follia, la tenerezza e la disperazione di cui Kafka fu portatore sano e insano, come tutti noi altri che non scriviamo come lui, ma che viviamo ogni giorno le contraddizioni del vivere. Dalle sue invenzioni (ha progettato la segreteria telefonica), alle sue intuizioni editoriali (insieme a Max Brod ha progettato un modello di Guide Turistiche che solo il web ha saputo realizzare); dalle lettere per la bambina che aveva smarrito la bambola alle osservazioni d’amore, dalle firme false agli scherzi tirati, dai ritratti umoristici alle premonizioni socio politiche – e potrei continuare per pagine e pagine solo riassumendo per titoli le sue imprese su carta – tutto il libro è una sorpresa e un godimento prolungato.
Lo apprezzeranno di più coloro che con Kafka si sentono a casa (le biografie, la cronologia, le fonti, le note e i crediti fotografici saranno particolarmente gradite), ma forse no: sono (siamo…) una specie di setta e alcuni di noi sono troppo seri per non essere anche troppo rigorosi. Non è il mio caso, e vi prego di perdonare se concludo questo esercizio con una confessione intima: solo la vita e il destino di Walter Benjamin mi commuovono quanto quelle di Franz Kafka. Questo Kafka!
Valerio Fiandra
(1 dicembre 2016)