Perché Amona divide il governo Netanyahu

bibi-bennettMentre le Nazioni Unite continuano nel loro atteggiamento di fatto contro Israele (sei risoluzioni aspramente critiche nei confronti dello Stato ebraico sono state adottate la scorsa settimana; risoluzioni in cui invece non risulta nessuna condanna per il terrorismo di Hamas), il governo di Gerusalemme si divide al suo interno su una questione spinosa: l’evacuazione dell’insediamento di Amona, deciso dalla Corte Suprema israeliana il 25 dicembre del 2014. I giudici hanno infatti definito l’insediamento che sorge nei pressi di Ramallah, in cui vivono 40 famiglie, illegale e ne hanno ordinato lo sgombero entro due anni. La sentenza avrebbe dovuto porre fine a una contesa iniziata nel 1996, anno in cui le prime famiglie iniziarono a costruire l’insediamento.
Il Primo ministro Benjamin Netanyahu sta cercando una soluzione a fronte della scelta dei residenti di Amona di opporsi a ogni costo all’evacuazione. In una riunione di coalizione tenutasi nelle scorse ore il Premier ha annunciato che chiederà alla Corte Suprema di posticipare di 30 giorni la data per lo sgombero, prevista per il 25 dicembre prossimo. “Stiamo lavorando notte e giorno per trovare una soluzione che possa essere accettabile per tutti – ha dichiarato Netanyahu durante la riunione di gabinetto di inizio settimana (in Israele la domenica è il primo giorno settimanale) – e mi aspetto che tutti i ministri e che i membri della Knesset lo rispettino”. Il riferimento del Premier a ministri e parlamentari è dettato da una spaccatura piuttosto profonda maturata all’interno della maggioranza sulla questione Amona: HaBayt HaYehudi, il partito guidato dal ministro all’Educazione Naftali Bennett, ha infatti preso le difese delle persone che vivono nell’insediamento nonché proposto una legge alla Knesset per sanare la loro situazione e ribaltare la decisione dei giudici israeliani. Una mossa che Netanyahu ha cercato per il momento di bloccare, raccontano i media locali, e che rischia di spaccare la coalizione.
Il riferimento del Premier a ministri e parlamentari è dettato da una spaccatura piuttosto profonda maturata all’interno della maggioranza sulla questione Amona: HaBayt HaYehudi, il partito guidato dal ministro all’Educazione Naftali Bennett, ha infatti preso le difese delle persone che vivono nell’insediamento nonché proposto una legge alla Knesset per sanare la loro situazione e ribaltare la decisione dei giudici israeliani. Una mossa che Netanyahu ha cercato di bloccare, raccontano i media locali, e che rischia di spaccare la coalizione: la norma in questione – definita Legge di Regolamentazione – si propone di “legalizzare retroattivamente – spiega il quotidiano Yedioth Ahronoth – qualsiasi struttura ebraica costruita su proprietà private palestinesi offrendo una compensazione a coloro che dimostrino di essere proprietari delle terre”.
Questo provvedimento è stato approvato in seno alla Commissione ministeriale per la legislazione ed è passato nella sua lettura preliminare alla Knesset. Ora però il ministro delle Finanze Moshe Kahlon ha chiesto una modifica della versione corrente mentre gli stessi proponenti, HaBayt HaYehudi di Bennett, affermano che non la voteranno salvo al suo interno non sia prevista una soluzione per Amona (ovvero il blocco dello sgombero previsto). Elazar Stern, consulente legale, ha avvertito che la versione del disegno di legge che ribalta il verdetto della Corte suprema in merito all’insediamento di Amona potrebbe segnare un precedente “molto problematico” per la legislazione israeliana “, in quanto andrebbe ad annullare il verdetto finale di un tribunale. Per l’editorialista Ben Dror Yemini andare contro a una decisione della Corte suprema israeliana in questo modo rischia di essere un pericolo per tutto il sistema di “check and balance” tra i poteri del Paese e il suo auspicio è che la decisione dei giudici israeliani venga rispettata.

Daniel Reichel