Shir shishi – Zohara

kaminskiSiccome il dossier di Pagine Ebraiche questo mese ha parlato di cultura mizrahi e del poeta Erez Biton ho pensato di tradurre la sua poesia più famosa del 1976 che narra la storia di Zohara, la cantante di corte del re marocchino Muhammad V, che col suo arrivo in Israele passa dalla gloria alla miseria, dalla ricchezza alla povertà. Situazione di immigrazione che non è estranea anche a noi. Ricordiamo i pregiudizi e il disprezzo di parte dei torinesi nei confronti degli immigrati del Sud o come solo pochi anni fa nella benestante e tranquilla Pino Torinese alcuni clienti non avevano gradito la presenza di un bravissimo ragazzo africano che lavorava al banco perché era “nero”. Biton, poeta cieco, vede e sente quello che gli ignoranti preferiscono non vedere ma spesso scelgono di odiare. Da assistente sociale nella città di Ashkelon, vede Zohara che abita in un caseggiato di povera gente, i suoi abiti logori portano segni dell’eleganza consumata, il suo trucco è pesante e dozzinale, la voce ormai rauca. Ma lui vede o meglio sente: “Il suo cuore limpido e i suoi occhi sazi d’amore.

Zohara Alfassya.
Cantante di corte presso Muhammad V a Rabat in Marocco.
Di lei si dice che quando cantava,
i soldati lottavano con i coltelli
nel farsi strada tra la folla
per raggiungere l’orlo del suo vestito,
baciarle le dita,
e lasciare una moneta ryal in segno di gratitudine.
Zohra Al Fassya,
oggi si trova
ad Ashkelon, caseggiato Atikot G – c/o Assistenza Sociale.
Odore di resti di sardine in scatola su un tavolo a tre gambe traballante,
magnifici tappeti reali imbrattati su una branda;
in vestaglia fissavano
per ore lo specchio
con un trucco dozzinale
e quando lei dice:
Muhammad V, pupilla dei nostri occhi
sulle prime non comprendi.
Zohra Al Fassya ha la voce rauca,
un cuore limpido e occhi sazi di amore.

Sarah Kaminski, Università di Torino