Tradurre
Giravo e rivoltavo, parafrasando i Pirké Avot a proposito della Torà (5, 28), la brillante lezione inaugurale tenuta da Rav Roberto Della Rocca al Bet Midrash fiorentino una decina di giorni or sono, in merito alla discussione talmudica sulla liceità di tradurre, e cosa, dalla lingua sacra alle altre lingue, e all’ineffabilità dei concetti più intimi e propri dell’ebraismo – trattasi di pudore ed impossibilità di spiegazione.
Sarà che in questa stagione i problemi attinenti a tale questione mi paiono di particolare rilevanza, perlomeno da quando, alcuni anni or sono, un bambino di quattro anni ha annullato all’istante qualsivoglia mia capacità dialettica con il sillogismo seguente: a scuola mi dicono che babbo Natale è buono con i bambini, io sono un bambino (ebreo), dunque deve essere buono anche con i bambini ebrei.
Da allora, le sfide si susseguono ininterrotte, soprattutto con l’arrivo dell’inverno. Bellissimo un disegno che ho ricevuto due giorni fa, ma vorrei dire che l’albero di Hanukkà non esiste senza mortificare il giovane autore dell’illustrazione, il quale si chiede al contempo come svolgere il tema “Scrivi una lettera a Babbo Natale”. Un altro bambino mi racconta tutto fiero che le sue insegnanti, attente alle diversità religiose, hanno fatto decorare l’albero di Natale a scuola, e a lui hanno fatto apporre un maghen David (anzi non a caso il bambino, che l’ha sempre definito così, in questo caso usa la locuzione “stella di Davide”).
Un altro ancora strimpella al violino Jingle Bells, spiegandomi che glielo stanno insegnando alla scuola di musica. Allora fatti insegnare anche Let it snow (composta da Jule Style, nato Julius Kervin Stern da immigrati ebrei ucraini, e da Sammy Cahn, nato Samuel Cohen da immigrati galiziani anche essi ebrei) o White Christmas (di Irving Berlin, nato Izrail’ Moiseevič Bejlin in una famiglia ebraica nell’attuale Bielorussia), suggerisco.
Ma chi è questo Babbo Natale, mi viene chiesto? Beh, in realtà sembra essere una derivazione da San Nikolaus, San Nicola, che cade il 6 dicembre e che in molti Paesi porta i regali ai bambini cristiani in questa data, e non il 25 dicembre.
Mi sa proprio che è venuto il momento di rileggere uno dei libri più amati di sempre, Babbo natale S.R.L., edito nel lontano 1977 da Edizioni Dalla Parte Delle Bambine – il programmatico nome della casa editrice la dice lunga sulla lotta al sessismo, ma che altro aspettarsi tra le letture d’infanzia in una casa che tra libri e riviste (la più leggera delle quali, se ben ricordo, era Psicologia oggi) manteneva il mercato editoriale italiano, la cui crisi data non dagli ultimi dieci anni come ritengono gli studi di settore, ma da quando per mantenermi gli studi universitari, l’acquisto domestico di carta stampata si è drasticamente contratto?
Babbo Natale S.R.L. racconta la storia dell’omonimo personaggio, senza retorica e soprattutto svelandoci la reale presenza e perseveranza femminile, l’infinita pazienza di tante donne dietro l’inizio di un marchio commerciale. Il più famoso babbo di tutti i tempi era, in realtà, “quel farabutto di Nicola Nicolini” (nomen omen), altrimenti definito nel testo come spaccone, impostore, vantone, smargiasso, imbroglione, malandrino, scroccone, prepotente, arrogante, fannullone, sempre al caffè a bere e a giocare a biliardo perché sfaticato, mantenuto dalla dolce moglie Leonia che ne rimette a nuovo la giostra.
Leonia fabbrica poi bambole bellissime, che aveva iniziato a confezionare per il proprio piacere regalandole ai bambini, ma che su insistenza di Nicola si vede costretta a produrre, con le altre donne di casa, per Nicola. Il farabutto per antonomasia le vende, passando di casa in casa (camuffato da vecchio di rosso vestito con pancia e barba finte) a riscuotere dopo aver buttato i giocattoli nelle case la notte, attraverso i comignoli. Fu così che i bambini iniziarono a chiamarlo Babbo Natale, ma in realtà si trattava di quello smargissso di Nicola Nicolini, che al caffè si vantava di aver avuto la miglior trovata commerciale di sempre.
Chissà se sarà un buono spunto per il tema scolastico. Intanto, andiamo a fare l’elenco dei desiderata per Hanukkà: un po’ di furba demagogia aiuta sempre.
Sara Valentina Di Palma
(15 dicembre 2016)