Nel filatoio magico di Luzzati

nonameLa Mostra “Gli incantesimi di Emanuele Luzzati. Fiaba e magia nell’illustrazione e nel costume”, allestita nell’edificio storico sito a Caraglio (a pochi chilometri da Cuneo) denominato “Filatoio Rosso”, opera dell’architetto ducale Amedeo di Castellamonte, ha costituito il nucleo centrale della prima parte della gita organizzata ieri dall’Associazione ex Allievi e Amici della Scuola ebraica di Torino (Asset), presieduta da Giulio Disegni. 
La mostra illustra, attraverso pannelli, quadri, personaggi in cartapesta e tessuti originali e video, una parte significativa del percorso di artista e di scenografo di Luzzati e immerge il visitatore in un mondo magico e fiabesco dai tratti inconfondibili.
È suddivisa in quattro sezioni, la prima, “Re, regine, principi, principesse”, è focalizzata su uno degli ambienti più tipici delle fiabe, la sala del trono di corte, con i suoi personaggi principali. “Fortuna, magia, festa e animali amici” è il tema della seconda, mentre la terza è dedicata a “Incantesimi, orchi e streghe”. Infine, la parte dedicata a studi preparatori, bozzetti, collage e patchwork realizzati per tanti lavori di Luzzati. 
La mostra, visitabile fino al  26 febbraio, è organizzata dalla Fondazione Filatoio Rosso, con la Fondazione Cerratelli di San Giuliano Terme e il Museo Luzzati di Genova e ha come cornice il Filatoio di Caraglio, il più antico setificio rimasto in Europa, tra i pochi in Italia a essere stato recuperato con finalità museali, insostituibile testimone di un recente passato di cui non si è persa memoria. Edificato tra il 1676 e il 1678 per volere di Giovanni Gerolamo Galleani, è stato fabbrica di filati di seta fino alla metà degli anni ’30 del ‘900 e convertito successivamente in caserma tra il ’39 e il ’43. Negli anni ’90 il Consiglio d’Europa definì il Filatoio “il più insigne monumento storico-culturale di archeologia industriale in Piemonte”: un bene prezioso, che andava preservato e valorizzato.
L’iniziativa dell’Asset è stata anche un tuffo nelle memorie ebraiche di Caraglio: la cittadina non è mai stata sede di una Comunità, come lo erano molte delle città vicine (Cuneo, Saluzzo, Mondovì, Cherasco), ma qui ha vissuto tutta la sua vita, a cavallo tra ‘800 e ‘900, Amadio Momigliano, grande studioso di Talmud e di ebraismo, in contatto epistolare con i maggiori rabbini italiani e francesi del suo tempo e zio dello storico Arnaldo Momigliano.
cuneoLa visita nella località piemontese è stata quindi l’occasione per ricordare un personaggio – per usare le parole di Alberto Cavaglion – “testimone del passaggio modernità-tradizione nell’età dell’assimilazione e della crisi della vita comunitaria ebraico italiana” ed anche per collegare la storia della famiglia di Arnaldo Momigliano, attraverso il ricordo nitido di Aldo Liscia. Quest’ultimo ha ricordato la sua conoscenza personale negli anni della guerra a Nizza con i genitori di Arnaldo, Riccardo Momigliano e Ilda Levi, che gestivano nella città francese una pensione casher e che da lì furono poi deportati nei campi di sterminio.
Nel pomeriggio, l’Asset ha visitato la splendida Sinagoga di Cuneo, oltre al Centro sociale e alla Biblioteca siti nell’edificio dell’antica Comunità cuneese, di recente costituzione e già polo di attrazione culturale per Cuneo, dedicata a Davide Cavaglion e chiamata Barbamadiu (ossia zio Amadio) in ricordo della ricca biblioteca di Amadio Momigliano.
La Sinagoga di Cuneo, costruita nel 1611 nel cuore del ghetto, è rimasta ininterrottamente nella stessa area, ma nel 1884, in seguito all’emancipazione, fu ristrutturata all’esterno e all’interno. In memoria del vecchio edificio rimangono due lapidi: la prima ricorda la dedicazione del tempio nel 1611; la seconda celebra un lieto evento (il “Purim della bomba”), allorché in occasione dell’assedio delle truppe napoleoniche alla città di Cuneo, un colpo di cannone penetrò nella Sinagoga durante una funzione, senza provocare vittime tra i presenti.
Con la ristrutturazione ottocentesca, la Sinagoga acquisì la sua attuale facciata monumentale, preclusa alle vecchie sinagoghe di ghetto – cui si imponeva di rimanere nascoste all’interno di edifici anonimi – di sobrio stile barocco, che si apre sulla strada, con due portoni ad arco in legno scuro, contornati da pietra e sovrastati da una coppia di finestre; l’interno, finemente decorato, conserva gli arredi ottocenteschi e un bellissimo Aron ha kodesh, dorato e con gli specchi. Tuttora il piccolo, ma attivissimo nucleo ebraico di Cuneo usa il proprio Tempio per le principali funzioni.
Ancora una volta l’Asset ha portato i visitatori in un angolo assai suggestivo del ricco Piemonte ebraico, che merita di essere conosciuto e visitato da tutti.

(19 dicembre 2016)