Janiki e l’arte della persuasione
C’è una cosa di Janiki Cingoli che non puoi dimenticare. Sono gli occhi. Piccoli, chiari, penetranti. Ma non te ne accorgi subito. Perché Janiki non è tipo che si mette in mostra, e poi perché ama i cappelli, in genere belle scoppole, di lana scozzese d’inverno, possibilmente di lino in estate. Dietro un uomo che a volte sembra timido e goffo, c’è uno stile, sicuramente un modo di pensare, di certo una storia da raccontare. Questo singolare ebreo italiano nato in Ascoli Piceno e vissuto gran parte della sua vita a Milano, città dalla quale ha appena ricevuto l’autorevole riconoscimento dell’Ambrogino d’Oro, ha il merito, tra gli altri, di aver traghettato gran parte della sinistra italiana verso una visione più equilibrata del Medio Oriente e verso un’apertura nei confronti dello Stato di Israele. Per chi lo ricorda, nell’ormai lontano 1986, al fianco di Giorgio Napolitano, allora funzionario del PCI, durante il primo viaggio in Israele di colui che sarebbe diventato vent’anni più tardi presidente del Senato e poi della Repubblica italiana, non restano dubbi: la vera missione storica di Janiki Cingoli è stata su questo fronte. C’è riuscito con Napolitano, con Piero Fassino, perfino con Achille Occhetto e con molti altri. Cingoli ha spostato, in silenzio, la posizione del PCI nei confronti di Israele. Appassionato da sempre di questioni internazionali – oltre che raffinato intenditore di buon cibo, che sa preparare con arte – Janiki comincia la sua carriera tra l’81 e l’86 lavorando per il Parlamento Europeo. Dal 1982 inizia ad occuparsi del conflitto israelo-palestinese, promuovendo le prime occasioni in Italia di dialogo tra israeliani e palestinesi e nel 1989 fonda a Milano il Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente, conosciuto come CIPMO, che da allora dirige con stamina e passione. Per il CIPMO, Cingoli tesse alleanze – con il Comune di Milano, con la Regione Lombardia, con il Ministero degli Affari Esteri. Chiama a raccolta esperti e giornalisti che si occupano di Medio Oriente. Organizza continue spole per conoscere e far conoscere interlocutori israeliani e palestinesi, che invita in Italia a parlare, ad altri e tra di loro. Trascina a Milano – nel suo storico ufficio che affacciava nella Galleria – storici e sociologi, politici ed economisti, diplomatici e studenti universitari.
Un ambasciatore dell’Italia in Israele avvisava in riunione i suoi funzionari: preparatevi, sono in arrivo i reparti cingolati. Cingoli infatti, con la sua voce tranquilla che non alza mai il tono e il suo fare persuasivo, non molla mai l’obiettivo. Non si arrende e torna alla carica, sia con i partner italiani, che con quelli mediorientali. Ron Pundak, uno degli artefici degli accordi di Oslo, fondatore e direttore fino alla sua prematura scomparsa del Centro Shimon Peres per la Pace, raccontava che a Cingoli non si poteva dire di no. Per i suoi modi miti, per la sua educazione e la sua passione, a volte per la sua testardaggine.
Chiunque si sia occupato di Medio Oriente in Italia, lo ha incontrato sulla sua strada. A volte come accompagnatore di politici italiani (quasi sempre legati alla sinistra), altre come capo gruppo di sindaci israeliani e palestinesi; altre ancora come promotore di categorie commerciali che cercavano sbocco in Medio Oriente (dal 1996 al 2013 è stato consulente di Promos – Camera di Commercio di Milano per l’Area Mediorientale e Mediterranea e tra il 1999 e il 2001 è stato coordinatore del Segretariato Mediterraneo nel Gabinetto del Ministro del Commercio Estero); altre come iniziatore di meritori progetti regionali, nazionali, europei e internazionali legati al dialogo e alla pacificazione. Janiki è amato e rispettato dal suo staff. Tratta i suoi dipendenti con un rispetto profondo e quasi con amore paterno. Se ti invita a pranzo, lo fa per lavorare, ma anche per farti apprezzare con gusto qualche ricetta da lui scoperta, o dei funghi che è andato a cercare di persona. Di lui parlano bene israeliani e palestinesi, ebrei e musulmani (alcuni di questi lo hanno candidato all’Ambrogino). Di lui si apprezza la coerenza – alcuni leggono ancora in lui un vecchio tipo di funzionario di partito (comunista), rigoroso e spartano, ormai estinto su quasi tutto il territorio nazionale. Su Janiki sono d’accordo anche coloro che non ne sposano le idee politiche: è soprattutto una brava persona, un gentiluomo quasi d’altri tempi. Eppure Janiki sa circondarsi di giovani, di ricercatori e di stagisti, di tecnologi e di blogger con idee nuove. Lui stesso è giornalista pubblicista, analista per i problemi mediorientali dei quotidiani L’Unità, Il Giorno, e Europa. Attualmente è analista e blogger per le questioni relative al Medio Oriente e al Mediterraneo del quotidiano on line Huffington Post. Ha saputo recentemente aprire il CIPMO a tematiche più mediterranee e soprattutto alla difficile questione dei flussi migratori verso l’Europa e della loro accoglienza, mettendo a punto un bellissimo progetto sulle “diaspore mediterranee”, teso a coinvolgere i cittadini e i residenti italiani originari della sponda sud del Mare Nostrum nell’integrazione dei neo migranti. Progetto che ha avuto il riconoscimento delle massime istituzioni italiane. Presto, si dice, passerà la direzione del CIPMO ad una donna (fortunata). Ma per tutti il CIPMO resterà una creazione di Janiki Cingoli.
Simonetta Della Seta, direttore MEIS, Pagine Ebraiche Dicembre 2016