Qui Tel Aviv – L’HaTikva di Muti conquista la Filarmonica

muti-tel-aviv“Non posso lasciare Tel Aviv senza dire qualcosa”. Il concerto è finito, le note del bis hanno vibrato nell’aria per quella frazione di secondo silenzioso che prelude agli applausi, l’ovazione carica di entusiasmo di pubblico e musicisti è all’apice, quando Riccardo Muti si fa portare un microfono. Il Maestro italiano ha appena terminato di dirigere l’evento musicale che celebra gli 80 anni dalla nascita dell’Orchestra Filarmonica di Israele, con un omaggio speciale al direttore che sbarcò allora nella Città Bianca per la sua inaugurazione, Arturo Toscanini. Il Bronfman Auditorium che affaccia sulla futuristica Piazza Habimah è in estasi dopo aver ascoltato quegli stessi brani che nel 1936 Toscanini aveva selezionato per l’occasione: l’Ouverture da “La Scala di Seta” di Rossini, la Sinfonia n.2 di Brahms, la n. 8 Incompiuta di Schubert, Notturno e Scherzo da “Sogno di una notte di mezza estate” di Mendelssohn, l’Ouverture da “Oberon” di Weber.
Muti, dopo una conduzione ricca, densa, dai tratti energici e al contempo dedicati, parla. “Sono profondamente onorato di essere qui oggi con questa orchestra. Da anni combatto in tutto il mondo per affermare l’importanza della cultura. Noi musicisti ne siamo ambasciatori. Non me ne vogliano i diplomatici, se dico che loro utilizzano le parole, e le parole talvolta portano a brutte conseguenze, ma non così la musica. Spero che Toscanini ci guardi dall’alto. Lui è stato un uomo di coraggio, determinato nella battaglia contro tutte le dittature. E lasciate che vi dica una cosa, vi amava profondamente,” le emozionate parole del direttore rivolte alla platea, prima di annunciare una piccola sorpresa, l’orchestra che si alza in piedi per suonare un ultimo brano: le note di speranza dell’HaTikvah.
“Arturo Toscanini, fu paradigma di libertà: la libertà di pensare con la propria testa e il coraggio di opporsi al regime fascista (chi non ricorda il celebre episodio della sua disobbedienza al Teatro comunale di Bologna che gli costò un ceffone coram populo?); la libertà di mollare tutto, salpare per mare e raggiungere Eretz Israel per contribuire alla creazione della Palestine Orchestra oggi Israel Philharmonica, affermando ‘lo faccio per l’umanità’; la libertà di abbandonare il festival di Bayreuth, cuore dell’ideologia antisemita e quello di Salisburgo, in segno di protesta verso la politica hitleriana” commentava l’ebraista ed esperta musicale Maria Teresa Milano nel dossier pubblicato su Pagine Ebraiche nel gennaio dello scorso anno dedicato al grande direttore.
Nel 1936, proprio Toscanini aveva evitato un piccolo incidente diplomatico riguardante gli inni nazionali: la allora potenza mandataria di Gran Bretagna, e l’Yishuv, l’insediamento ebraico di Israele, avevano entrambe chiesto che il proprio fosse suonato per primo al concerto inaugurale della Fisarmonica, cui erano presenti, tra gli altri, David Ben Gurion e Chaim Weizmann.
Il Maestro, facendo leva sul fatto che non avrebbe potuto eseguire il proprio inno che apparteneva a un paese fascista, annunciò semplicemente che l’orchestra non lo avrebbe fatto. Così ottant’anni dopo, quell’aspirazione di libertà del popolo ebraico a vivere nella propria Terra, eseguita dall’orchestra d’Israele e cantata dalle 2500 persone che hanno riempito ogni spazio della sala, esprime quella libertà conquistata e la carica di nuovi significati.
“Israele è importante per il mondo, e la Filarmonica è ambasciatore di Israele. Perché si possa lavorare insieme, insieme a tutti i paesi di buona volontà” ha concluso Muti, congedandosi da pubblico e musicisti.

Rossella Tercatin