Diario del soldato – Speranza

David Zebuloni, studenteSiamo alla vigilia di un nuovo anno civile, di una pagina bianca della storia pronta per essere scritta.
Chiudiamo così un altro duemila che verrà ricordato più per le disgrazie che ha portato con sé, che per i pochi e vani tentativi di progredire e migliorarsi.
Ricorderemo poco di ciò che è accaduto, perché nell’era degli smartphone anche le ferite si devono rimarginare alla velocità di un click.
Ricorderemo la Brexit e il No alla riforma costituzionale, il sorriso trionfante di Donald è l’overall bianco di Melania.
Ricorderemo Haifa e le alture del Golan in fiamme, i funerali dell’infermiera Hadas e della piccola Hallel, il decreto su Gerusalemme dell’Unesco e la nuova intifada dei coltelli. Che tanto nuova poi non è.
Ricorderemo Parigi e Bruxelles, la Turchia e la Siria.
Ricorderemo i “Je suis” e i “Je ne suis pas”, i filmati amatoriali dell’Isis, le occhiaie della Raggi, gli addii di Renzi, gli “Hello from the other side” di Adele, il Leicester vincitore della Premier League, il Nobel a Bob Dylan, i terremotati ad Amatrice, le profezie di Oriana Fallaci, la scomparsa di Elie Wiesel e di Shimon Peres.
Poche sono le immagini sfocate che ci porteremo appresso allo scoccare della mezzanotte: ognuno sceglierà la propria, quella che aprirà un varco ed introdurrà l’anno nuovo.
Quella che mi è rimasta impressa è stata scattata ad Uman, un piccolo villaggio dell’Ucraina nel quale è sepolto uno dei più grandi pensatori della storia del popolo ebraico. L’immagine mostra la tomba di Rabbi Nachman di Breslavia sconsacrata da una testa di porco con sopra incisa una svastica ed uno schizzo di vernice rossa, pronta ad evocare il sangue versato di migliaia di vittime innocenti sparse per il mondo.
Lo scempio è avvenuto nella notte del 20 Dicembre, per mano di uno Skinhead che, prima ha sbraitato insulti antisemiti, e poi ha concluso il misfatto gettando dei lacrimogeni contro i fedeli presenti.
Un’evento che avrebbe potuto passare quasi inosservato, se solo il Rabbi in questione non fosse stato il fondatore del pensiero positivo ed un instancabile ricercatore di pace.
Già, lo stesso Rabbi che affermò: “La pace più elevata, è la pace fra gli opposti”, “Cerca sempre il bene nel prossimo. Concentrati su quel bene, mettilo in evidenza e trasforma anche un peccatore in un santo”, “Preoccupati di fare del bene e vedrai che il male diminuirà automaticamente.”
L’immagine della sua tomba sporca di vernice varcherà insieme a me la soglia del nuovo anno, vigile e pronta a ricordarmi la battaglia cominciata da un uomo che fece del sorriso la sua arma più potente.
Concludo un altro duemila con gli insegnamenti di Rabbi Nachman di Breslavia, con la speranza che la loro luce riesca a risvegliare un mondo che scivola lentamente verso il baratro. Sono un ingenuo, lo so, ma d’altronde fu proprio lui a trasmetterci che “Perdere la speranza è come perdere la libertà, è come perdere il proprio sé.”

David Zebuloni

(30 dicembre 2016)