“Netanyahu è stato offeso”

bessoIl professor Sergio Della Pergola, nel suo settimanale intervento sul notiziario Pagine Ebraiche 24, è riuscito a criticare contemporaneamente il cambiamento della politica USA ordinato da Obama nella votazione al Consiglio di sicurezza dell’ONU, che definisce “perfida e sottile vendetta politica”, e tutta la politica del suo primo ministro Netanyahu, regolarmente rieletto dal popolo di Israele durante gli otto anni della presidenza di Obama, al punto dal richiederne, al termine del suo intervento, il “licenziamento immediato”.
Peccato che, nella sua ben nota idiosincrasia nei confronti di Netanyahu, Della Pergola faccia affermazioni molto discutibili, ed ometta realtà che distruggerebbero le sue tesi.
Lasciamo perdere alcuni commenti del tutto personali sulla politica di Netanyahu, commenti che personalmente non condivido: “Partita diplomatica sciocca e temeraria”, “Due piste seguite, entrambe insipienti e nocive per la causa di Israele”, e che avrebbero forse dovuto essere esposti con tono meno assoluto, e passiamo oltre.
Quando Della Pergola parla di “Militanza a favore del partito repubblicano”, dovrebbe spiegarsi meglio, visto che ricordo bene le affermazioni fatte da Netanyahu durante la campagna elettorale americana di neutralità nel confronto Trump – Clinton, a differenza della ben nota ingerenza di Obama nell’ultima campagna elettorale israeliana, con addirittura fondi abbondanti ($ 350,000) e illegali inviati al partito, poi uscito sconfitto, di Herzog e della Livni. Parimenti, quando scrive che Obama sarebbe stato “sfidato in occasione del discorso a Camere congiunte” omette il fatto fondamentale che Netanyahu aveva ricevuto un invito bipartisan a Washington dal Congresso, e nulla davvero gli impediva di accettare l’invito.
Decisamente più grave, a mio parere, è il detto, ed il non detto quando si entra nel vivo del discorso sulle cosiddette “colonie”. Della Pergola, infatti, quando scrive, per alcune di esse: “nessuno sogna che possano essere sgomberati e consegnati a chicchessia” non può non sapere che Obama ed Abu Mazen parlano della totalità dei territori posti oltre la linea di cessate il fuoco del 1949 (linea che la Giordania pretese che non fosse considerata in futuro come linea di confine); quindi non parlano solo di Gilo, Ramot e Talpiot Mizrach che invece molti “sognano” che vengano sgomberate, ma dello stesso Kotel col quartiere ebraico, che è rimasto nella penna del professore Della Pergola. E chi lo autorizza poi a scrivere che “Gush Etzion viene raramente messa in discussione”? Questa affermazione è davvero incomprensibile. Penso tuttavia che queste parole siano propedeutiche alla affermazione che Netanyahu “avrebbe potuto lasciar intravvedere quali sono le porzioni di territorio sulle quali Israele non ha pretese o ambizioni”, ma questo mi lascia perplesso, sia per la ingenuità politica di tale affermazione, sia perché sembra che ci si dimentichi degli accordi di Oslo che rispondono pienamente a questo interrogativo (accordi che, tra l’altro, non menzionano neppure uno stato palestinese, come Rabin pretese).
No, Netanyahu non dice “è tutto nostro”, non “procrastina sine die” la soluzione del problema Ammona, e non ha mai pensato che “milioni di palestinesi potranno rimanere nelle loro case ma senza diritto di voto”, ma forse, a differenza di Della Pergola, non dimentica che il Primo Ministro di Israele, e tutto il popolo che egli rappresenta, é stato offeso dal Presidente degli USA quando, in occasione del loro primo incontro, è stato fatto entrare alla Casa Bianca dalla porta di servizio ed ha dovuto fare anticamera aspettando che la famiglia Obama finisse di mangiare.
Chiudo suggerendo a Della Pergola di approfondire le sue conoscenze calcistiche; se infatti ritiene che nel calcio “si licenzi immediatamente l’allenatore la cui squadra perde per rigore al 96esimo minuto” (non trovo il caso cui allude), ricordo che alla Juve Conte, sconfitto ed eliminato dal Galatasaray a solo 5 minuti dalla fine in champions league, non venne affatto licenziato, ma, in dissidio con la sua società per un rinforzo richiesto ed arrivato solo un anno dopo, se ne andò per approdare prima alla guida degli azzurri, dove ottenne ottimi risultati, e poi alla guida del Chelsea, che oggi guida la classifica del campionato inglese. Se dunque questo è il paragone, Netanyahu deve solo ringraziare il professore Della Pergola.
Mi auguro inoltre che il Presidente eletto Trump porti a Gerusalemme l’ambasciata degli USA come votato dalla quasi totalità del Congresso USA nel 1995, a differenza di quanto affermato da Della Pergola che sostiene che “nessun Paese al mondo riconosce oggi Gerusalemme come capitale dello Stato di Israele”.

Raffaele Besso, Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

(30 dicembre 2016)