In ascolto – La signora Florence
Sono stata a vedere Florence perché da più parti mi erano giunti commenti decisamente positivi. In effetti è un film davvero bello, in cui si ride, ci si commuove e si riflette su quanto a volte la realtà riesca a superare la fantasia. Il film, basato su una storia vera, narra della bizzarra Florence Foster Jenkins, amante della musica e delle arti, finanziatrice di Toscanini e di altri meno celebri musicisti nella New York degli anni ’40. Dopo aver assistito a un concerto della celebre Lili Pons, la signora Florence in età già avanzata, decide di riprende a cantare. Data la sua fragilità emotiva e la salute precaria, ma soprattutto vista la generosità con cui ripaga chi la sostiene nei suoi progetti, nessuno osa contraddirla e lei, grazie alle conoscenze altolocate riesce a organizzare un concerto, a incidere un disco e a esibirsi niente meno che alla Carnegie Hall. Il ruolo di Florence è interpretato da una Meryl Streep straordinaria, che ancora una volta dimostra di avere una grande tecnica vocale; bisogna avere assoluta padronanza del proprio strumento per riuscire a fingere di cantare così male, calando quel tanto che basta da portare lo spettatore a credere che si tratti di stonature autentiche.
In un paio di scene compaiono le locandine di concerti importanti del 1944, con i nomi noti della storia della musica, tra cui il grande violinista Mischa Elman, nato in uno shtetl in Ucraina nel 1891 da genitori ebrei. Il nonno era un violinista di buon livello, conosciuto soprattutto nell’ambiente della musica klezmer. Ancora bambino, Mischa dimostra grandi capacità e a soli nove anni viene accettato nella classe di violino del grande Maestro Leopold Auer, ebreo ungherese.
Mischa arriva a New York con la Russian Symphony Orchestra nel 1908; da quel momento l’America diventa la sua patria e la Carnegie Hall la sua casa ed è proprio qui che tiene il suo ultimo concerto, l’anno stesso in cui lascia questo mondo.
Il film non parla di Mischa Elman e il suo nome riportato nella locandina resta sullo schermo tra i due e i tre secondi, ma quel rapido momento mi ha portata a pensare a lungo a quanto a volte le vite e la musica si incrocino anche senza saperlo, creando punti di contatto interessanti.
Elman e Florence sono state due figure assai diverse per background e ovviamente per esiti artistici, ma entrambi, in modi e contesti diversi, a volte non sono stati compresi, in diverse occasioni hanno regalato la loro musica per consolare le tante vittime della guerra e sempre hanno vissuto quella musica tenendo a mente la famosa frase di Beethoven, citata anche nel film, “Suonare una nota sbagliata è insignificante, suonare senza passione è imperdonabile”. Ciascuno con le proprie capacità.
Maria Teresa Milano
Consiglio d’ascolto:
(5 gennaio 2017)