Napoleone Yehuda Jesurum (1929-2017)

schermata-2017-01-05-alle-12-46-58Cordoglio nel mondo ebraico italiano per la scomparsa nelle scorse ore di Napoleone Yehuda Jesurum, molto attivo nella Comunità ebraica di Venezia, in cui aveva ricoperto il ruolo di segretario e di consigliere. “È stato anche per la sua insistenza che decisi di andare a fare il rabbino capo di Venezia”, spiega rav Elia Richetti, ricordando il ruolo avuto da Jesurum nella sua decisione di spostarsi da Milano alla Laguna. “Abbiamo collaborato molto quando io ero a Venezia. Condividevamo lo stessa sentimento per le tradizioni, a cui lui era molto legato così come era legato alla sua Keillah. Tra noi c’era un rapporto di simpatia e affetto. Insieme cercammo di dare anche vita a un giornale realizzato dalla Comunità”, ricorda ancora il rav. E parole di grande affetto sono anche quelle che rav Roberto Della Rocca, direttore dell’Area Cultura e Formazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane dedica alla memoria di Jesurum. “Ho avuto il privilegio di lavorare assieme a Leo e di condividere con lui un’amicizia – spiega il rav – Alla fine degli anni ’90 era tornato nella sua Venezia e divenne segretario della comunità dove io ero rabbino. Leo era un signore fuori e dentro, una persona di classe, generosa, creativa, brillante, leale, passionale e un grande idealista. Amava raccontarmi le sue prime imprese sionistiche adolescenziali e l’amore per la chazanut che gli aveva trasmesso il rav Ottolenghi z.l”. “Una mattina – racconta il rav – eravamo nel mio ufficio e mi confessò che il suo più grande sogno era quello di recitare il Musaf di shabbat dalla Tevah della Scola spagnola come faceva spesso durante la sua adolescenza. Gli spiegai che per tornare a essere Hazan avrebbe dovuto adeguare la propria vita ad una maggior osservanza delle mitzwot. Comprese con grande rispetto questa mia posizione e mi chiese timidamente, ma con grande sensibilità la possibilità di andare solo io e lui da soli nella Scola spagnola per cantare dalla Tevah il Musaf che cantava con rav Ottolenghi z.l quando era ragazzo…. lo recitò quasi tutto a memoria con grande concentrazione e con una voce calda e melodiosa pur consapevole che non era un momento di liturgia. Erano passati più di 50 anni dall’ultima volta che la aveva recitato in quello stesso luogo eppure ricordava tutto, le parole e l’intonazione. Tutto gli usciva dal cuore. Appena terminò scoppio in un pianto liberatorio confessandomi che stava provando una delle più grandi emozioni della sua vita . Che Possa intonare in alto tutte le tefillot che portava dentro insieme agli angeli eccelsi e che Ha Shem ascolti le sue preghiere e e gli conceda il giusto riposo nel Gan Eden. Amen”.
La redazione è vicina a Stefano e a tutti i suoi cari. Che il suo ricordo sia di benedizione.

(5 gennaio 2017)