Shir Shishi – “Cadde il bimbo dal letto”

kaminskiIl lutto e l’elegia per gli amati figli o fratelli caduti in guerra accompagna la poesia in ebraico fin dai tempi di Saul. Il poeta Natan Yonatan perse il figlio Lior nella guerra di Kippur e Raya Harnik subì la stessa terribile esperienza quando il suo Guni morì nel ’82, sui pendii del Monte Bufor, in Libano. Elik, l’amato fratello di Moshe Shamir, scrittore epico, simbolo della letteratura del collettivo degli anni Quaranta/Cinquanta, cadde durante la guerra d’Indipendenza e in tempi più recenti anche David Grossman ha composto una commovente elegia, “Avevo qualcuno con cui correre” quando nel 2006 suo figlio è rimasto ucciso in Libano.
Yehuda Amichai ha vissuto la tragedia della perdita quando era un soldato e poi tra i profughi ebrei sparsi per l’Europa devastata dalla Seconda guerra mondiale. Il suo non è un pianto, ma una preghiera, una delicata strofa ironica per un intimo desiderio, volto ad augurare a tutti i figli e le figlie una vita ricca di piccoli e banali incidenti di percorso; solo quelli. E mentre di notte accarezza loro i capelli bagnati di sudore, sussurra tra sé: ‘Sei solo caduto dal letto. È solo un brutto sogno. Torna a dormire.’
Il gruppo di ragazzi e ragazze in divisa, scesi dall’autobus al quartiere Talpiot di Gerusalemme, per partecipare al programma culturale che l’Esercito di Difesa israeliano offre ai suoi soldati, mi ha ricordato questa breve e straziante poesia di Amichai.

Cadde il bimbo dal letto, nel cuore
della notte, cadde sul pavimento
e continuò a dormire.
Oh, soldati, soldati,
imparate da questo.

(1980)

Sarah Kaminski, Università di Torino