Run For Mem, il 22 gennaio a Roma
Shaul Ladany, una vita in marcia
All’inferno è sopravvissuto almeno due volte: prima a Bergen Belsen, campo nazista dove fu imprigionato giovanissimo; quindi alla strage degli atleti israeliani a Monaco ‘72, i Giochi olimpici macchiati dal terrorismo palestinese.
Ne ha viste tante nella sua vita Shaul Ladany. Tante sofferenze, tanto dolore, tante incognite. Ma non si è mai arreso e non ha mai smesso di marciare, di indicare la strada da seguire alle nuove generazioni. Questo il grande significato della sua presenza a Run for Mem, la Corsa per la Memoria verso il futuro organizzata nella Capitale dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei ministri e in collaborazione con l’Associazione Maccabi Italia e la Maratona di Roma. Appuntamento domenica 22, alle 10, a Largo 16 ottobre
Nel suo stile, Ladany non si accontenterà di presenziare. Con pettorina e scarpette, correrà infatti insieme agli altri partecipanti lungo le strade della Memoria romana e italiana. D’altronde, anche alla rispettabile età di 80 anni, continua ogni giorno a fare sport, marciare, muovere un passo dopo l’altro. Pratica quotidiana che raggiunge il suo apice in occasione dei compleanni quando, ormai è una tradizione, percorre l’esatta distanza chilometrica corrispondente alla sua età. “Fin quanto durerà? Non so, non ho la sfera di cristallo” usa rispondere agli amici più stretti. Tra cui il giornalista Andrea Schiavon, cui va riconosciuto il merito di aver fatto conoscere la sua storia nell’appassionante biografia Cinque cerchi e una stella (ed. Add), pubblicata nel 2012 e premiata l’anno successivo con il prestigioso Bancarella Sport. Un progetto che nasce un po’ per caso nel 2008, quando Schiavon legge un articolo del New York Times dedicato a Ladany. “An Ultimate Survivor, Recalls Painful Memories” si legge nel titolo dell’articolo, che descrive la poliedrica figura dell’ex atleta e professore universitario di successo. Nel 2011, in occasione del varo della Maratona di Gerusalemme, Schiavon e Ladany finalmente si incontrano.
“Prima ci siamo sentiti via mail e in un secondo momento anche al telefono, dandoci appuntamento sulla linea di partenza dellla Maratona alle cinque del mattino. Eravamo solo io e lui, a parte alcuni militari che facevano la bonifica della zona. Una prima chiacchierata, ricca di spunti e sviluppata lungo il percorso, che non potrò mai dimenticare” ha raccontato Schiavon a Pagine Ebraiche.
La vigilia dell’incontro è tormentata da mille domande: “Da cosa riconosci un uomo che è sopravvissuto alla Shoah? Com’è invecchiato il bambino di Bergen-Belsen? Cos’è rimasto dell’atleta che ha percorso migliaia di chilometri per arrivare a pochi metri dalla morte? Che segni porta sul viso un soldato che ha attraversato due guerre?”. La risposta a questi pressanti interrogativi è quell’uomo in tuta che lo accoglie alla partenza in quella strana alba, determinato e combattivo come pochi. Un uomo che tanto ha sofferto ma che è ancora ansioso “di mettersi in cammino”.
Ha marciato tutta la vita ma, osserva Schiavon, la sua è l’attitudine tipica di un ostacolista. Di chi, in gara, non può permettersi di guardare indietro ma pensa sempre all’ostacolo successivo. “Intervistare un marciatore camminandogli a fianco – scherza l’autore – è un po’ come realizzare un’esclusiva con un pugile facendogli da sparring partner. Solo che fa meno male. Al massimo ti rimangono le gambe un po’ indolenzite”.
A quel primo incontro ne sono seguiti altri. “Così, oltre alla fatica – spiega Schiavon – abbiamo condiviso pasti, letture e qualche chiacchiera. Sbocconcellando un falafel, ho scoperto che Shaul è vegetariano da quando aveva cinque anni. Osservandolo al lavoro ho notato che la sua vita si è stratificata anche nella scrittura: usa l’alfabeto ebraico quando scrive a mano, ma non al computer. Con una tastiera di fronte, si trova più a suo agio con l’alfabeto latino e lascia che sia una segretaria a trascrivere i suoi appunti”.
“L’ho visto in famiglia – conclude Andrea – e ho chiesto alla sua nipote più grande, Shaked, cosa pensa di un nonno che si ostina ad alzarsi all’alba per andare a camminare per ore. ‘Nessuno dei miei amici ha un nonno così’, ha risposto lei, dopo averci pensato un po’ su”.
(Per iscriversi all’iniziativa http://ucei.it/runformem/iscriviti/)
Di seguito il link per consultare il pdf dello speciale dossier sulla corsa, con percorsi e approfondimenti, in distribuzione con il mensile UCEI Pagine Ebraiche http://ucei.it/runformem/pagine-ebraiche-racconta-run-for-mem/.
Ulteriori informazioni sul sito http://ucei.it/runformem/areastampa/
(13 gennaio 2017)