…pantomima

L’annuncio di una hard Brexit da parte di Teresa May (non più Maybe), la Cina che difende il libero mercato al vertice di Davos… Molte sono le notizie rilevanti della settimana sul piano della politica globale. Ma, su queste pagine, è impossibile non dire due parole sulla pantomima andata in scena in Francia. Un vertice sul conflitto israelo-palestinese senza che nessuno dei contendenti sia presente è anzitutto un’umiliazione per gli organizzatori, che hanno praticamente organizzato un convegno accademico con qualche ospite illustre. Ancora una volta è emerso ciò che tutti diciamo da tempo: non si può immaginare una trattativa di pace che non coinvolga direttamente israeliani e palestinesi. Ogni intesa, per avere qualche minimo valore, deve essere sottoscritta da queste due parti. Se, però, questo è il criterio, cosa pensare, alla vigilia dell’insediamento di Trump, di uno spostamento unilaterale dell’ambasciata americana a Gerusalemme? In che modo potrebbe aiutare il processo di pace? Tutti vorremmo una Gerusalemme riconosciuta come capitale di Israele (tante le formule possibili), ma riconosciuta da chi oggi si oppone, come segno di un accordo finalmente raggiunto. Se, invece, il Medio Oriente deve servire per alimentare altre strategie, alla stregua di un muro col Messico o di altre trovate a effetto, temo che la strategia possa risolversi nel suo opposto. Ohev Shalom verodef Shalom (Ama la pace e persegui la pace) insegnano i Pirke’ Avot, anche a costo della verità. Per ora, comunque, si tratta solo di ipotesi, perché nessuno ha fatto nulla.

Davide Assael, ricercatore

(18 gennaio 2017)