Shir Shishi – Vesuvio ed Ercolano
Nida’a Khouri, nata nel 1959 in Israele, a Fassuta, un villaggio cristiano sulle montagne dell’alta Galilea è docente di letteratura all’università di Beer Sheva, conduce corsi in Gestione dei Conflitti e la sua intensa attività si esprime anche nella creatività poetica, attraverso la composizione di liriche in arabo ed ebraico. Si è sposata molto giovane e dopo aver avuto quattro figli ha deciso di intraprendere la carriera accademica in scienze sociale e lettere. Nida’a ha pubblicato dodici libri e le sue poesie in arabo e in ebraico sono state tradotte in inglese, olandese e italiano. Alcuni volumi sono stati pubblicati anche in Egitto e in Libano. I versi, assai diversi tra loro, parlano dell’intimità femminile e delle grandi questioni nazionali, esistenziali e psicologiche.
In un’intervista rilasciata nel 2011 ha affermato: “Ho un’identità complessa. Quelli che dicono di avere problemi d’identità partono dal presupposto che l’identità sia un’esistenza pura, univoca, ma una cosa simile non esiste nel nostro mondo. In fin dei conti vogliamo o forse dobbiamo essere coscienti delle diverse componenti che ci costituiscono e trovare il modo di farli collimare.”
Ha ricevuto il Premio del Docente (1995), il Premio per la creatività (2000) e il premio del Primo Ministro (2012).
Salire sul monte
il settimo giorno
Ronny Someck, Gilad e io.
Un’araba e due israeliani
che salgono nella valle del diavolo
nell’ultimo giorno del convegno.
“Un matto non saprà mai di esserlo”,
dicono
“noi non ci facciamo mai vedere insieme”,
ma qui potremo essere
almeno inquadrati
con il vulcano
e la città devastata
sullo sfondo.
Sarah Kaminski, Università di Torino