…demografia

A rischio di ripetermi, vorrei ritornare sulla questione demografica associandola al profilo sociale e culturale dell’ebraismo in Italia, partendo dai dati proposti da Sergio Della Pergola su questo sito. Mi sembra utile ricordare alcuni elementi aggiuntivi. Innanzitutto anche la popolazione generale italiana è in calo (da molto tempo cresce poco e solo grazie alla tanto vituperata immigrazione), e in più invecchia molto. In secondo luogo, si è sviluppato negli ultimi decenni un movimento della popolazione ebraica in senso bipolare (Israele e USA) paesi in cui si sono spostati molti ebrei prima residenti in Italia. È noto che con ogni probabilità oggi la più grande comunità ebraica italiana vive in Israele. Terzo punto – e non mi stancherò mai di ripeterlo – il numero e il livello delle attività culturali e sociali messo in campo dall’ebraismo italiano oggi, il livello di consapevolezza e conoscenza religiosa e linguistica, la capacità di relazionarsi ad altre e diverse realtà ebraiche e non nel tempo che viviamo è di gran lunga migliore e maggiore della situazione che si viveva negli anni ’50 del secolo scorso. Non è, insomma, questione di numeri, ma di qualità. Si sa di più l’ebraico, si frequentano di più le sinagoghe, sono molto cresciuti i livelli di offerta culturale, l’alimentazione casher è diventata quasi una moda, e può perfino capitare di bere un vino casher accettabile… È, invece, certamente preoccupante – ma a livello di ecologia umana, non limitatamente al caso ebraico – il calo delle nascite.

Gadi Luzzatto Voghera, storico

(20 gennaio 2017)