Il sonno dell’Europa

francesco-bassano“Trump ha risvegliato l’Europa da un lungo sonno” così titola un articolo dell’opinionista di France Inter, Bernard Guetta. Secondo Guetta grazie alle ultime dichiarazioni del neopresidente americano, nelle quali viene nuovamente desunto discredito nei confronti dell’Unione Europea e della Nato, l’Europa priva della tradizionale protezione degli Stati Uniti e indignata dalla figura di Trump avrebbe trovato un comune avversario per ricompattarsi. Ci sarebbe comunque poco da rallegrarsi perché come conclude lo stesso Guetta, alla luce anche del riconoscimento di Taiwan e delle tensioni con la Cina, “l’equilibrio mondiale è sempre più in bilico”. Fa eco Pierre Haski su L’Obs il quale sostiene che in un mondo dominato dai tre leader Donald Trump, Vladimir Putin e Xi Jinping a farne le spese sarà l’idea stessa della difesa dei diritti umani.
Intanto come riporta la Jewish Telegraphic Agency, almeno 30 istituzioni ebraiche in diversi stati americani hanno subito minacce di attentati nelle ultime due settimane. Paul Goldenberg, direttore del Secure Community Networks – un organo affiliato delle Jewish Federations of North America per quanto concerne la sicurezza dei gruppi e delle istituzioni ebraiche – ha dichiarato che “i gruppi di odio suprematista bianco e neo-naziste sembrano essere sempre più forti. Le loro azioni si concretizzano di giorno in giorno, in alcuni casi si stanno mobilitando per organizzare delle marce armate”, facendo riferimento a una marcia che avrebbe dovuto aver luogo a Whitefish, in Montana. Goldenberg ha rimarcato poi un incremento ulteriore delle intimidazioni nei confronti di ebrei sui social network, soprattutto da parte di estremisti di destra. Inutile sottolineare che la supposta amicizia nei confronti di Israele da parte della nuova amministrazione USA dovrebbe avere come prerogativa anche la garanzia di una continuità e della sicurezza della popolazione ebraica americana, la quale potrebbe venire destabilizzata da questi episodi o da quelli dei prossimi anni. Nella parashà di questa settimana si legge per l’appunto, “VaYakom melekh hadash al mitzrayim asher lo yada et Yosef.” (allora si elevò sull’Egitto un nuovo re che non aveva conosciuto Giuseppe). Molti commentatori della Torah si sono domandati più volte nella storia il senso di questo passuk, se questo nuovo Re avrebbe significato una catastrofe o colui che avrebbe condotto il popolo ebraico alla liberazione. Forse direbbe Hegel, il nuovo faraone, attuava inconsapevolmente il fine e la “volontà” della storia ebraica. Chissà se anche Donald Trump, al di là delle sue buone o cattive intenzioni, avrà un ruolo determinante in essa, o in quella universale. Possiamo solo sperare in positivo.

Francesco Moises Bassano

(20 gennaio 2017)