Musica e parole per la Memoria
“Legge e legalità – le armi della democrazia. Dalla memoria della Shoah ad una integrazione dei diritti dell’uomo nell’Unione Europea”. Questo il tema del convegno organizzato oggi a Roma (inizio ore 10) all’Istituto della Enciclopedia Italiana dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Ospite d’onore, Shaul Ladany, già testimonial dell’iniziativa Run Fur Mem (nell’immagine a destra in un momento prima della corsa). Altra iniziativa promossa dall’UCEI, di scena questa sera al Auditorium della Musica della Capitale, il Concerto della Memoria, intitolato “Serata colorata”: a raccontare ampiamente l’iniziativa, dedicata quest’anno alle musiche composte nel campo di internamento di Ferramonti, Avvenire con un articolo intitolato “Shoah. La speranza in uno spartito”. La serata, come ricorda anche il Quotidiano Nazionale, sarà trasmessa in diretta questa sera alle 20.30 su Rai5.
L’Italia e il Giorno della Memoria. Sul Fatto Quotidiano Furio Colombo spiega, attraverso il lavoro sul tema dello storico Robert Gordon, perché lottò per l’istituzione per legge del Giorno della Memoria in Italia. Tra i motivi principali, il fatto che “l’ Italia non si è mai voltata a rivedere e giudicare il suo periodo fascista e non ha mai avuto una sua Norimberga. E infatti, dice Gordon nel suo libro, l’Italia è l’unico Paese europeo che non abbia un monumento alla sua Resistenza”. Sul perché del 27 gennaio, Colombo ricorda poi come la data sia stata suggerita da Tullia Zevi, allora presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche italiane, e “va al di la dell’orrore italiano e aiuta a capire la visione folle di un mondo di discriminazione e genocidio che ci sarebbe ancora se fascismo e nazismo non fossero stati abbattuti”. “Devo allo storico Robert Gordon di avere ricordato – sottolinea Colombo – che la ‘Legge che istituisce il Giorno della Memoria’ sfida un’Italia che vorrebbe solo celebrarsi”.
Sciesopoli, da vanto fascista a rifugio per 800 bimbi ebrei. Recentemente era stata lanciata una campagna per far diventare l’ex colonia di Sciesopoli “luogo del cuore del Fai”. Lo Yad Vashem lo ha definito “luogo della Memoria” perché qui, nel bergamasco, nella struttura che era stata il vanto del regime fascista, dopo la Liberazione trovarono rifugio 800 bambini ebrei. Qui vennero curati, studiarono e impararono un mestiere. Poi vennero fatti partire verso il nascente Stato d’Israele. “Oggi Sciesopoli è un luogo della memoria abbandonata. – scrive in un ampio articolo Repubblica – Il Comune di Selvino, duemila abitanti, sta facendo una battaglia per salvarlo assieme a uno storico milanese, Marco Cavallarin, e ad alcuni di quei bambini”.
Perché leggere Levi e fare attenzione alla retorica sulla Shoah. Tra i tanti contributi presenti sui quotidiani di oggi sul Giorno della Memoria, da segnalare le interviste a Wlodek Goldkorn, autore di Il bambino nella neve, su Repubblica Firenze e allo storico Marco Belpoliti, che ha curato la nuova pubblicazione di “Opere complete” di Primo Levi, su Il Giorno Milano. Goldkorn spiega il senso del suo libro che è “polemico con le forme che sono state date alla Shoah, a cominciare dal museo di Auschwitz, di cui riconosco l’assoluta importanza. Secondo Zygmunt Bauman la Shoah è una conseguenza della modernità illuminista ma, paradossalmente, è difficile da capire utilizzando proprio gli strumenti della razionalità. Di conseguenza, se ne danno versioni consolatorie, affermando che comunque ha vinto l’antifascismo o che comunque è nato lo Stato di Israele. Io dico, invece, che è andato perso un mondo, il mondo degli ebrei che parlavano yiddish. E non c’è nessuna possibile consolazione davanti a tutto questo”. Si concentra invece sull’opera di Levi l’intervista a Belpoliti che spiega come lo scrittore e Testimone torinese sia “studiato in tutto il mondo, ma deve uscire dalla cerchia degli studiosi. Quello che lui ha scritto non è pura testimonianza, ma un’elaborazione letteraria. E uno scrittore politico non umanistico, il testo più significativo è”Sommersi e salvati”, il racconto del suo rapporto con il potere”.
Il maestro. Su Rai 3, stasera alle 23.10 e domani alle 15.20 andrà in onda il film Il maestro dedicato alla storia del musicologo Francesco Lotoro, che ha dedicato la sua vita a recuperare la musica composta nei lager nazisti. “Maestro – racconta Avvenire – è una co-produzione Italia-Francia, prodotta dalle italiane Doclab e Intergea, e dalle francesi Intuition Films e Docs e Les Bons Clients, e si avvale dell’alto patrocinio dell’Unesco e la collaborazione dell’Ucei – Unione delle Comunità ebraiche italiane. Per sostenere la lotta di Lotoro, e della memoria contro l’oblio, è stata creata l’onlus Last Musik con l’obiettivo di permettere la nascita della prima grande enciclopedia di musica concentrazionaria (wwwlastmusikcom)”.
Firenze, memorie di famiglia. Sul Corriere Fiorentino Adam Smulevich racconta la sua storia famigliare e di come Renato Matti, futuro parroco, durante la guerra si prodigò per salvare “il nonno Alessandro, sua sorella Ester, i genitori Sigismondo e Dora, il cugino Leo” dalle persecuzioni nazifasciste. Sulla vicenda è stata aperta una pratica allo Yad Vashem per riconoscere don Matti Giusto tra le Nazioni.
Segnalibro. Anna Foa sull’Osservatore Romano analizza il libro di Carlo Saletti e Frediano Sessi Auschwitz. Guida alla visita all’ex campo di concentramento e del sito memoriale (Marsilio). “Sotto l’apparenza di una semplice guida – scrive Foa – si rivela un testo ricchissimo non solo di informazioni e mappe, ma anche di suggestioni, spunti interpretativi, analisi di eventi poco conosciuti, critica di preconcetti e generalizzazioni”. Sul Messaggero invece Mario Avagliano parla del libro I figli dei nazisti (Bompiani), dedicato appunto ai figli dei gerarchi nazisti e alle loro impressioni sui propri genitori.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
(26 gennaio 2017)