Torino – “La domanda da porsi: Cosa avremmo fatto noi allora?
Il Giorno della Memoria si è aperto a Torino con le celebrazioni ufficiali a Palazzo Civico. Molte le persone presenti in Sala Rossa, tra cui alcuni studenti della Scuola ebraica di Torino. Tra le autorità che hanno preso parte alle celebrazioni la sindaca Chiara Appendino, Fabio Versaci, presidente del Consiglio comunale, Nino Boeti, vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte nonché presidente del Comitato della Regione Piemonte per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana, Sergio Chiamparino, Presidente della Regione Piemonte, il prefetto Renato Saccone e Piero Fassino, ex sindaco di Torino.
In apertura l’intervento di Franco Segre, in rappresentanza della Comunità Ebraica di Torino: “Pochi giorni fa ci siamo accinti a celebrare il digiuno del 10 di Tevet, data del nostro calendario tesa proprio a commemorare tutti gli ebrei deportati da Torino e dintorni, più di quattrocento nomi, che suscitano ricordi, dolori e rimpianti”. Molte le attività in programma nei giorni che ruotano attorno al 27 gennaio, tutte quante contribuiscono a tenere vivo il ricordo di logiche perverse, tuttavia, sottolinea Segre, “c’è il rischio che la quantità di manifestazioni che spesso si sovrappongono, cadano nell’indifferenza o nell’assuefazione”. Segre propone quindi una maggior coordinazione, per far si che il ricordo di ciò che è stato funga da stimolo e non si spenga in pura retorica. Sono poi le parole di Barbara Berruti, in rappresentanza dell’Istituto Giorgio Agosti (Istoreto) a riecheggiare nella Sala Rossa. Il suo intervento prende avvio dalla lettura della Legge del 20 luglio del 2000, con cui viene sancito appunto il Giorno della Memoria. Berruti sottolinea come il testo di legge sia sostanzialmente diviso in tre parti, la prima rivolta agli ebrei, la seconda agli italiani, la terza sezione ai Giusti. Ed è proprio quest’ultima parte a farci riflettere: fin dall’inizio si è trattato di scelte, ci poteva essere un’alternativa, un’azione differente, quella compiuta da coloro che rischiarono la propria vita per salvarne un’altra, i Giusti appunto. A chiudere la cerimonia la Sindaca Chiara Appendino che sottolinea come il monito rivolto al passato in realtà abbia implicazioni anche sul presente e sul futuro. “ Il Giorno della Memoria ci interroga non solo sulla nostra storia ma sul presente, non solo sul tema della conoscenza ma della coscienza”. E soprattutto dovrebbe portare a domandarci: “Cosa avremmo fatto noi?”.
Alice Fubini