Silenzio

francesco-bassanoIber di khurves fun Poyln /Flatert a foygl um, / a groyser shive-foygl, / Er tsitert mit di fligl frum. / Dolye, mayne dolye.
(Sulle rovine della Polonia, sta volando un uccello, un grosso uccello di lutto agita pietosamente le ali. Fato, è il mio fato.)
Non è semplice scrivere qualcosa nel Giorno della Memoria, se come scrisse Theodor W. Adorno “scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto di barbarie”, allora proprio oggi dovrebbe imporsi soltanto il silenzio. Eppure l’umanità, e quindi la sua cultura, non si è fermata e ha continuato a produrre opere artistiche. Così, anche l’ebraismo fortunatamente, nonostante la sua decimazione, è risorto dalle ceneri, anche grazie a Israele. Ma niente ci restituirà quello che è andato perduto, niente farà tornare indietro coloro che come scrisse Paul Celan adesso hanno soltanto “nelle nubi una tomba”.
I versi che ho riportato all’inizio di questo testo sono di una canzone del poeta di lingua yiddish Yitsik Manger (1901-1968), scritta nel 1938. Consiglio di ascoltare la versione interpretata da Daniel Khan and The Painted Bird sotto il titolo “Unter di khurves fun Polyn”. Khan è un musicista nato a Detroit e trapiantato da tempo a Berlino, insieme ai Painted Bird ha riscoperto il repertorio musicale della tradizione yiddish e dei movimenti socialisti ebraici dell’Est Europa, accostando sonorità klezmer, punk-folk e da cabaret politico. Scrisse Giorgio Bassani nel Giardino dei Finzi-Contini, citando i taccuini di Stendhal, una frase che mi è sempre rimasta cara: “all lost, nothing lost”.

Francesco Moises Bassano

(27 gennaio 2017)