L’analisi scorretta – L’uomo forte
La settimana scorsa su “La Repubblica” il sociologo Ilvo Diamanti ha illustrato una ricerca condotta per il quotidiano romano alla metà del mese di novembre 2016. Tre settimane prima del giorno in cui si è svolta la consultazione popolare sulle proposte di modifica costituzionale di Matteo Renzi.
Il risultato della ricerca è interessante ma anche inquietante, anzi direi doppiamente inquietante.
Ben il 79% del campione intervistato (con un margine di errore del 3,5%) afferma di essere moltissimo o molto d’accordo sulla necessità di un “Uomo forte” alla guida dell’Italia
La prima inquietudine viene naturalmente dal risultato della ricerca. L’esperienza degli uomini forti si sa bene come di solito va a finire, anche se non mancano esempi di uomini forti democratici, come Churchill o i due presidenti Roosevelt.
Diamanti spiega la richiesta dell “Uomo forte” con i “personalismi” non solo in politica; con la fine dei partiti tradizionali; l’identificazione dei cittadini con un leader e non ultimo il fallimento della politica intesa come gestione del bene comune che ha disilluso moltissimi elettori ormai pronti ad affidarsi ad un uomo solo.
La seconda inquietudine è determinata dal momento temporale in cui è stata effettuata la rilevazione, proprio nel mezzo della campagna referendaria. La proposta di modifica costituzionale è stata accusata di essere antidemocratica e che avrebbe condotto ad un “uomo solo al comando”; di essere centralista e distruttiva delle prerogative degli Enti Locali e del Senato.
Effettivamente la proposta conteneva indicazioni centraliste e ruoli differenti per i due rami del Parlamento. A detta dei sostenitori ciò avrebbe facilitato il percorso legislativo, limitando le mediazioni che spesso conducono a leggi di complessa applicazione e a passaggi burocratici che ne limitano l’efficacia. Altre proposte che accentravano nell’Esecutivo scelte che appartengono agli enti locali sono state accusate di essere dirigiste, eppure anche queste erano state formulate per rendere più veloce il processo decisionale. Una lentezza di cui i cittadini si lamentano spesso.
L’accusa a Matteo Renzi di essere antidemocratico e autocrate è stata corale da destra e da sinistra.
Ciò che colpisce è che nel momento stesso in cui sembra che il popolo reclami l'”Uomo forte” questa opportunità non venga sfruttata anzi viene rifiutata.
Ci domandiamo allora se viviamo in un Paese di schizofrenici.
Forse la risposta è più semplice : ciascuno vuole che il suo leader sia l'”Uomo Forte” per il Paese .
Anselmo Calò
(30 gennaio 2017)