Ticketless – Luci in piazza
A differenza della sua collega romana, la Sindaca torinese si è caratterizzata per il suo basso profilo. “Quieta non movere”, dicevano i romani in età non sospetta. Non ho votato Cinque Stelle, non credo voterò Appendino alla sua scadenza. Anche se non combinerà guai ed è inverosimile un caso-Marra sabaudo, reputo troppo comoda la politica di chi decide di non decidere. Inoltre, sia detto di passata, il discorso in Palazzo Civico per il 27 gennaio scorso del consigliere grillino è stato un vero disastro (provare per credere su youtube).
Tuttavia un punto a suo favore lo ha segnato la Appendino, o chi al suo posto in Giunta ha approvato l’iniziativa di domani, giovedì 17 febbraio in piazza Castello. I falò della Libertà scenderanno dalle cime di Israele delle Alpi. Dalla val Pellice il ricordo della fine dei ghetti scenderà in città. La Comunità ebraica di Torino ha aderito e c’è da rallegrarsi. Da molto tempo ritengo sia questo un giorno da festeggiare e da portare in piazza con lo stesso orgoglio, sia detto senza offesa per nessuno, con cui si accendono in piazza i lumi della guerra maccabaica ogni anno a Chanukkà. Il 17 febbraio per gli ebrei italiani non è molto diverso dal 25 aprile e dalle fiaccolate dei partigiani. La Resistenza non ha fatto altro che riportare le lancette della storia al punto in cui siamo partiti ottenendo l’eguaglianza dei diritti (e dei doveri). Se mai ci sarebbe da chiedersi, come mai subito dopo il 1848 quella fine dei ghetti sia stata ricordata con tanta timidezza, senza trasformarla in una festa simbolica di Libertà. Su questo silenzio gli storici dovrebbero riflettere.
Alberto Cavaglion
(15 febbraio 2017)