Lieberman:”Pace senza l’Europa, al nostro fianco i paesi sunniti”
Il futuro del Medio Oriente e della pace con i palestinesi passa dal dialogo tra Israele e paesi arabi moderati. Ad affermarlo, il ministro della Difesa israeliano Avigdor Lieberman, rispondendo alle domande del quotidiano tedesco Die Welt (intervista tradotta e pubblicata oggi da Repubblica). “Per me la notizia più bella degli ultimi tempi è il fatto che gli Stati sunniti moderati abbiano compreso che il maggior pericolo per loro non è Israele o il sionismo, oppure gli ebrei, ma l’Iran. Credo che gli Stati arabi moderati abbiano bisogno di Israele per la loro sopravvivenza, più di quanto Israele abbia bisogno di loro”, le parole di Lieberman, che propone un’alleanza contro il nemico comune, l’Iran. Per il ministro della Difesa poi l’Europa dovrebbe fare un passo indietro sul fronte dei colloqui di pace: “il coinvolgimento europeo e internazionale nel conflitto con i palestinesi è stato controproducente: hanno preso una posizione unilaterale a favore dei palestinesi. Il miglior contributo che l’Europa possa offrire in questo conflitto – il pensiero di Lieberman – è semplicemente quello di dimenticare il Medio Oriente”. Parlando nello specifico della questione palestinese e degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, Lieberman ribadisce la sua posizione: “Il principio ‘terra in cambio di pace’ non funziona. Dobbiamo scambiare la terra e le popolazioni” per mantenere – prosegue il ministro – l’identità ebraica dello Stato d’Israele. “Non si sposterebbero le persone, ma i confini. Gli arabi che vivono in Israele potrebbero rimanere nei loro villaggi e nelle loro case. Questo avrebbe molto più senso che ritornare ai confini della Guerra dei Sei Giorni del 1967”.
Bds fuori dal Campidoglio. Il convegno “Gaza, rompiamo l’assedio”, organizzato dal movimento che propugna il boicottaggio d’Israele (il Bds), è stato cancellato. Niente sala in Campidoglio dunque per chi, come aveva affermato la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni chiedendo al sindaco Raggi la revoca dell’iniziativa, costituisce “un vero e proprio catalizzatore di odio anti-israeliano e e anti-ebraico” (Il Mattino). Dopo le proteste della realtà ebraica italiana dunque, tra cui quelle della Comunità ebraica romana, Stefano Fassina, deputato, consigliere di Sinistra italiana e uno dei promotori dell’iniziativa, ha annunciato la retromarcia e l’annullamento dell’iniziativa. “Si è riparato a un grande errore”, il commento del vicepresidente della Keillah romana Ruben Della Rocca (Repubblica Roma). Sul Foglio invece si parla dei rapporti tra il movimento Cinque Stelle e la realtà che appoggia il boicottaggio d’Israele.
Usa, minacce bomba contro scuole e centri ebraici. Sarebbero 16, secondo fonti di stampa, i centri ebraici che hanno ricevuto telefonate minatorie, in dodici Stati diversi. In alcuni casi le minacce hanno provocato l’evacuazione degli edifici. La nuova ondata, la quinta dall’inizio dell’anno, di telefonate minatorie contro centri e scuole ebraiche è arrivata dopo che durante il weekend sono state profanate decine di tombe nel cimitero ebraico di Filadelfia (Avvenire).
Ricordando Primo Levi. A trent’anni dalla scomparsa del grande scrittore torinese Testimone della Shoah, diverse iniziative saranno realizzate nei prossimi mesi, spiega il Corriere della Sera per ricordare la figura di Levi. “Spero di essere riuscito a fare ben più che liberarmi di un’ossessione e salvare i ricordi dall’oblio”, le parole di Levi riportate dal quotidiano in riferimento al suo più famoso libro, Se questo è un uomo. “Se tuttavia di ‘oblio’ si deve parlare, – scrive Frediano Sessi sul Corriere – esso riguarda più quel che resta di Primo Levi nel museo di Auschwitz, oggi che il padiglione memoriale italiano è chiuso e che la fabbrica, Buna-Werke, come il campo per ebrei di Monowitz, non sono altro che luoghi archeologici abbandonati”.
Segnalibro, Il museo delle penultime cose. Sull’Unità Valerio Rosa intervista Massimiliano Boni, autore di Il museo delle penultime cose. Il libro, spiega Rosa, è “ambientato in una Roma futuribile ma livida e cupa come quella di oggi. Un romanzo sulla memoria della Shoah” ma con uno sguardo al futuro. “Ho scelto una proiezione in avanti, in un futuro prossimo, – racconta Boni – immaginando cosa succederà quando non ci saranno più testimoni della Shoah. Come la racconteremo, come continueremo a parlarne? A mettere in moto il romanzo sono due soggetti: Pacifico, il vicedirettore del museo un giovane storico ebreo di 35 anni, e il suo alter ego, Attilio, un uomo quasi centenario che viene dal passato e che potrebbe essere l’ultimo sopravvissuto della Shoah. Pacifico dovrà scoprire la sua storia”.
Insediamento beduino a rischio. Secondo Avvenire alcune Ong si sono mobilitate per chiedere al governo italiano e all’Unione Europea di fermare la demolizione di Khan al-Ahmar, villaggio beduino che sorge sulla strada tra Gerusalemme e Gerico, in Cisgiordania. Secondo il quotidiano, Israele avrebbe disposto lo sgombero del villaggio dove sono state costruite diverse strutture “nel quadro di programmi umanitari finanziati dal Governo italiano”.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
(28 febbraio 2017)