Usa, Trump accusa a Obama:
“Mi ha fatto intercettare”

rassegnaDopo i discorso a camere riunite al Congresso, che ha ricevuto plausi bipartisan, il presidente Usa Donald Trump torna all’attacco. E lo fa puntando il dito contro il suo predecessore. Trump infatti, attraverso una serie di tweet, ha accusato nelle scorse ore Obama di aver ordinato di intercettare i suoi telefoni. Il nuovo presidente Usa ha evocato il Watergate e definito il suo predecessore (che ha rispedito l’accusa al mittente) un maccartista ma, scrive il Corriere della Sera, rispetto alle accuse non vi è “nessun dettaglio sulle fonti: chi e come ha scoperto le intercettazioni? Si ipotizza che il presidente possa aver preso spunto da un articolo del sito iper conservatore Breitbart, diretto fino a pochi mesi fa da Steve Bannon, il suo consigliere strategico”. Secondo Massimo Gaggi, sempre sul Corriere, l’attacco contro Obama sarebbe un tentativo di Trump di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle “indagini sui rapporti dei suoi uomini con emissari russi” e dall’inchiesta che ne è seguita.

L’America di Trump. Secondo filosofa Martha Nussbaum, illustre rappresentante del mondo liberal americano, si sta dipingendo la situazione degli Stati Uniti guidati da Trump in modo troppo fosco. E, intervistata dal Corriere, ricorda: “Quando ero bambina, gli afroamericani venivano uccisi selvaggiamente e la legge nel Sud del Paese proibiva loro di usare la scuola, i ristoranti e le fontanelle per i bianchi. Oggi c’è ancora ineguaglianza razziale ma non a quei livelli e condividiamo tutti un impegno nazionale per mettervi fine. Fino al 1970 – sottolinea Nussbaum – gli ebrei non potevano lavorare nei grandi studi legali e oggi sono i benvenuti. Nell’era di McCarthy i professori di sinistra potevano essere licenziati perché sospettati di comunismo, mentre adesso abbiamo una tutela forte della libertà accademica. Fino al 1995 i gay dovevano nascondere la loro sessualità per paura di violenze e disoccupazione, oggi sono al servizio con orgoglio di tutte le parti della nostra società e possono sposarsi. Anche le donne hanno fatto progressi enormi. Su tutti questi temi c’è molto lavoro da fare e dobbiamo essere vigili contro le ricadute, ma nel corso della mia vita ho registrato un enorme movimento verso la giustizia e l’inclusione”.

I Giusti e il 6 marzo. Giusti del dialogo: l’incontro delle diversità per superare l’odio è il tema della Giornata europea dei Giusti, che cade il 6 marzo ed è stata istituita nel 2012 dal Parlamento europeo su proposta di Gariwo. A Milano, l’Associazione per il Giardino dei Giusti organizza tre giorni di iniziative a partire da domani, con l’inaugurazione del Giardino Virtuale dei Giusti e con un incontro in Comune. Mercoledì alle ore 11.30 si terrà un incontro al Monte Stella dove, con Hamadi Ben Abdesslem, saranno onorati Etty Hillesum, Lassana Bathily, musulmano che nascose gli ebrei nell’Hyper Cacher di Parigi nell’attentato del 2015, Raif Badawi, blogger saudita contro il fondamentalismo e Pinar Selek, scrittrice turca in esilio. Il 14 marzo, invece come racconta il Fatto Quotidiano, Hamadi ben Abdesslem incontrerà alcuni dei turisti italiani salvati a Tunisi: “Ricordo il giorno dell’attentato con grande angoscia. Stavo portando un gruppo di 45 italiani in visita al museo, quando abbiamo sentito i primi spari. Sono andato avanti a parlare, non capivo che cosa stesse succedendo. Poi abbiamo capito. – il ricordo della guida tunisina al Fatto – Una pallottola ci è arrivata vicino, fin nella stanza dov’eravamo. Allora sono riuscito a mantenere la calma, ringraziando Dio, ho tenuto il gruppo unito e sono riuscito a portarlo fuori dal museo, in salvo. Dio era con noi”.

L’Europa e la convivenza con il mondo musulmano. Sul Sole 24 Ore, Lucetta Scaraffia riprende il libro dello storico ebreo francese Georges Bensoussan, Les Juifs du monde arabe. La question interdite, legata alla vita degli ebrei nei paesi islamica: “la condizione degli ebrei è sempre stata quella di un popolo dominato, umiliato e angariato in paesi dove l’ostilità antiebraica era dominante. – scrive Scaraffia sulla base delle ricerche di Bensoussan – Gli ebrei erano sempre considerati stranieri, tanto che veniva loro impedito di imparare l’arabo scritto e di conoscere il Corano. Una sorta di esilio interno, insomma, che ha scatenato massacri, violenze di vario genere, umiliazioni costanti”. “Il libro ha suscitato grandi polemiche per il suo assoluto pessimismo e accuse di ‘istigazione all’odio razziale’ o di islamofobia. Ma nella sua critica al mito dell’esistenza di un passato di utopica pace tra le religioni le ragioni ci sono, anche ben fondate”, scrive Scaraffia secondo cui però una convivenza alternativa è possibile.

L’Iraq curdo. “Siamo una nazione, non una fede. I curdi sono musulmani, cristiani, ebrei, yazidi ma hanno una comune identità nazionale”, a spiegarlo al direttore de La Stampa Maurizio Molinari, il presidente del Kurdistan iracheno Massoud Barzani. Quest’ultimo racconta i successi dei suoi peshmerga contro l’Isis e spiega che in generale vie è “il desiderio di tenere l’Iraq unito ma la realtà dice che l’Iraq già oggi è diviso da problemi irrisolvibili. Sunniti e sciiti si combattono da 1400 anni e noi curdi siamo le vittime di questa guerra. Bisogna trovare una nuova formula di convivenza”.

Palmira insanguinata. Il Reportage di Repubblica dalla città di Palmira, città riconquistata all’Isis dal regime di Assad grazie all’intervento russo, si apre con l’immagine inquietante di una “larga macchia di sangue rappreso sporca due colonne dell’anfiteatro romano”. “Di sicuro – scrive il giornalista Alberto Stabile -, è stato l’ultimo atto, il biglietto d’addio dei jihadisti prima della fuga”. Dalla Giordania invece arriva la notizia dell’impiccagione di 15 detenuti, tra cui dieci considerati uomini dell’Isis. Le esecuzioni, scriva La Stampa, confermano la linea di fermezza intrapresa dal regno hashemita negli ultimi due anni, a partire cioè dall’uccisione in Siria di un suo pilota da parte dell’Isis. “È un modo insensato di amministrare la giustizia”, ha denunciato Amnesty International.

Negli Stati Uniti apprezzamento per ebrei e cattolici. L’Osservatore Romano riporta i dati di una ricerca del Pew Research center secondo cui “gli americani guardano con sempre maggiore positività e simpatia alle religioni. In particolare, e a dispetto dei gravi episodi di cronaca delle ultime settimane, sono gli ebrei, insieme ai cattolici, a raccogliere il maggiore consenso tra la popolazione statunitense”.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked

(5 marzo 2017)